Dopo quasi una settimana di proiezioni e di occasioni di incontro dedicate alla figura di Musidora si potrebbe tentare di trarre alcune conclusioni e rispondere al quesito su chi sia stata veramente la "musa dei surrealisti”. Eppure, per i personaggi come la diva in maillot noir sembrerebbe verificarsi un curioso fenomeno di presbiopia: più si avvicina lo sguardo a loro e meno sembra di conoscerli. O, detto in altri termini, a un’indagine più approfondita sulla biografia e sulla carriera di Musidora non corrisponde un ritratto esaustivo, ma viceversa i coni d’ombra e i tratti discordanti sembrano aumentare.

La vampira di Feuillade, che nel 1926 fu insignita del titolo di “Regina del cinema”, si definiva piuttosto un’“operaia del cinema”. Musidora proveniva – e a più riprese vi faceva ritorno – dai music hall; era una diva cinematografica, la musa ispiratrice di numerosi poeti e artisti, nonché una regista, la fondatrice di una casa di produzione, una scrittrice e una delle figure chiave dei primi anni di attività della Cinémathèque Française – e dunque di quel primo momento in cui la storia del cinema e dei suoi pionieri sono state fissate per iscritto e avvicinate all’immaginario collettivo.

Ricordare e riscoprire le attività alle quali Musidora si è dedicata risulta di fondamentale importanza, nonché tutt’ora fonte di grandi stimoli. Tuttavia, sarebbe riduttivo far coincidere questa figura solamente con la somma delle sue azioni biografiche. Riduttivo poiché la potenza di tale personaggio – e proprio di “personaggio” si può parlare, non solo di “figura” – risiede anche nella sua capacità di divenire il fulcro di una serie di attribuzioni di significato differenti.

Oggi come allora, se si vuole osservare Musidora più da vicino non è possibile ignorare il senso e i valori che, anche inconsapevolmente, le sono stati assegnati nel corso del tempo. Ed è interessante notare come tali elementi siano, nella realtà odierna, piuttosto simili a quelli che le venivano ascritti cento anni fa. Per gli spettatori del suo tempo fu una vera e propria rivoluzione l’immagine di questa donna dallo sguardo sincero e accattivante, dai movimenti quasi felini o ferini, che davanti e dietro la macchina da presa sembrava rivelarsi interamente a coloro che la osservavano rapiti, seduti in sala. A distanza di oltre un secolo dal suo esordio sul grande schermo, molte delle sensazioni e delle riflessioni che continua a suscitare sono simili a quelle sperimentate dei suoi primi spettatori – almeno basandosi sulle testimonianze di vario tipo che essi hanno lasciato.

Lo sguardo del pubblico, in questo ampio arco di tempo, è radicalmente cambiato, così come sono mutate le abitudini percettive e le aspettative. Tuttavia, Musidora incanta e affascina ancora; la carica rivoluzionaria che esercitava a suo tempo viene percepita tutt’oggi, nonostante le eroine contemporanee siano ben diverse e si relazionino in modo differente con gli spettatori; l’aura di mistero che la caratterizza e la circonda sembrerebbe essersi mantenuta intatta nonostante il trascorrere del tempo. Forse Musidora è divenuta una figura mitica e quasi astratta già dalle sue prime apparizioni sullo schermo, mentre si muoveva furtivamente con il suo maillot noir o interpretava l’avventuriera Diana Monti in Judex di Feuillade. Trovare la chiave che spieghi tale fenomeno è difficile, ed è più verosimile che siano un insieme di fattori ad aver concorso alla creazione di un personaggio così lontano nel tempo eppure ancora in grado di comunicare.