Nel campo container di Ponticelli abita una piccola comunità di persone, un borgo dove si conoscono tutti. Lì vive anche Nevia una ragazzina di 17 anni che, insieme alla sorella più piccola Enza e alla nonna Nenè, fra una “fatica” e l’altra cerca di portare a casa dei soldi puliti: raccoglie di porta in porta la spazzatura dei vicini e vende vestiti di seconda mano a dei rivenditori. Nevia è disposta a tutto pur di riuscire ad andare via da quella cimitero di sogni e speranze. Lì essere donna significa avere come unica prospettiva quella di convolare a nozze con un uomo di “buon partito” che, prima o poi, verrebbe arrestato dalla polizia facendola incappare in una miseria peggiore. Nevia non vuole questo né per sé né per Enza così quando arriva il Circo chiede di poter lavorare per loro. Conosce quindi una nuova realtà, una diversa idea di famiglia, di lavoro legale, di difficoltà e di arte, ed è decisa a farla diventare anche sua.

Nevia è l’opera prima di Nunzia De Stefano, una gemma nella sezione Orizzonti di questa 76. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. La regista con la sua macchina da presa applica uno sguardo intimo e ravvicinato sulla giovane protagonista. Lo spettatore guarda così quella realtà attraverso gli occhi della selvaggia e scontrosa Nevia, simile a Maggie di Million Dollar Baby, ne vede e percepisce la rabbia, la ribellione, fatta di stacchi e movimenti di macchina bruschi, e la felicità in cui tutto sembra rallentare per godere di quegli attimi di gioia che scorrono sullo schermo.

Intriso di una brutale realtà quotidiana Nevia lascia spazio alla possibilità di far diventare realtà i sogni. Ecco così che le sequenze quasi oniriche, grazie ai giochi di luce ed alla resa calda dei colori, della vita circense divengono un buon esempio di libertà e riscatto. Nunzia De Stefano sfrutta la materialità dei container lì dal 1980 per ospitare famiglie, come quella della stessa regista, sfollate dopo un terremoto e la contrappone alla vita del circo, bistrattata da sempre dalla società, ma che per la protagonista è l’unica via di fuga sicura. A Ponticelli ciò che doveva essere una soluzione temporanea è diventata una prigione in continua crescita demografica, dedita all’accoglienza di persone altrettanto emarginate.

La regista in Nevia racconta, attraverso la sceneggiatura scritta con Chiara Atalanta Ridolfi, di come quelle persone dimenticate siano rassegnate e sconfitte da quell’ambiente malsano tanto da non vedere niente al di fuori di quello, così come lo spettatore non può vedere nulla al di là dei container, delle montagne di immondizia e degli interni delle case arricchite di ogni possibile ninnolo e oggetto in opposizione verso il degrado esterno. Nevia è un’opera avvincente, al cui centro vi sono figure femminili forti che lottano quotidianamente per la sopravvivenza e solo una fra loro lotta per la vita e l’indipendenza.