Quello del regista romano Fulvio Risuleo non è forse tra i nomi più sbandierati nelle nuove leve del cinema italiano, ma sicuramento è uno dei più interessanti e versatili. Autore di film e disegnatore di fumetti, si è fatto le ossa con vari cortometraggi (Lievito madre e Varicella sono stati presentati a Cannes) e web-serie, per poi debuttare nel lungometraggio con Guarda in alto, a cui è seguito Il colpo del cane. Ma è probabilmente con il suo nuovo lungo, il neo-noir Notte fantasma (2022), presentato nella sezione Orizzonti Extra di Venezia79, che il regista raggiunge la sua maturità artistica. Un film che si distacca dal gusto per la commedia e per il grottesco visto nei film precedenti, e che rifacendosi a classici come Fuori orario di Martin Scorsese abbraccia i territori hard-boiled del noir contemporaneo, rivisitato però con un’impronta del tutto atipica e personale.
Lo stesso Risuleo scrive soggetto e sceneggiatura, ambientando l’intera vicenda in una notte qualsiasi, a Roma. Il sovrintendente Proietti (Edoardo Pesce), un poliziotto in borghese dai modi anticonvenzionali, è di ronda con la sua auto in un quartiere, quando incontra il giovane Tarek (Yothin Clavenzani), un extracomunitario che ha appena comprato qualche grammo di fumo, su commissione di alcuni amici con i quali deve trascorrere la serata. Arrestatolo dopo un tentativo di fuga, si dimostra severo e minaccioso con lui, ma anche insolitamente gentile e quasi complice, tanto che gli toglie le manette se promette di comportarsi bene.
Proietti, invece di condurre Tarek in Questura, decide di tenerlo in auto con sé e portarlo in giro per Roma, senza fargli capire il motivo: prima vanno insieme in un’osteria, dove ingaggiano una rissa, poi entrano abusivamente in un cimitero, dove il poliziotto va a trovare i suoi genitori; l’agente insegna quindi al ragazzo a guidare, i due sopravvivono a un incidente e fuggono ad un posto di blocco, infine Proietti si reca in un appartamento a trovare la sua bambina, sempre insieme al giovane straniero. Al mattino, la situazione si evolverà in un modo inaspettatamente drammatico.
Si è parlato di modelli come lo scorsesiano After Hours o il noir contemporaneo, ma in realtà Notte fantasma è un film alieno, che sfugge a ogni classificazione, e che proprio in questo suo carattere si distanzia da altri (pochi, in realtà) film coevi e vi trova un proprio valore peculiare – il genio creativo di Risuleo è sempre grandissimo, dai cortometraggi ai lunghi. Già il titolo mette in risalto uno dei protagonisti principali, poiché questa Roma notturna e così spettrale non è un semplice orpello scenografico, ma un autentico personaggio che rende il film ciò che è, ne plasma la natura.
Girato quasi completamente in esterni e di notte, Notte fantasma – come spiega il regista nelle note di regia – attraversa luoghi caratteristici di Roma come il Pigneto, il Mandrione, il Verano, Termini, Monti e l’Isola Tiberina, tutti luoghi a cui Risuleo è particolarmente affezionato, e portatore ciascuno di storie particolari (motivo per cui, i luoghi sono stati scelti con particolare cura); anche il ristorante dove Proietti e Tarek si fermano a mangiare non è ricostruito in studio, ma è un’autentica osteria di San Lorenzo.
Il film è intriso di fascino e mistero: non perché ci siano degli enigmi da risolvere, ma perché noi spettatori – così come il giovane Tarek, dalla cui prospettiva è narrata la storia – non comprendiamo le mosse di questo bizzarro ispettore di polizia, severo ma al contempo bonario, quasi bipolare. E il fatto che in lui ci sia qualcosa di strano è confermato durante la sequenza nell’osteria, quando lo vediamo ingoiare alcune pillole con una mano tremante: qualcosa di misterioso si muove attorno a questo poliziotto anticonformista, un qualcosa che sarà disvelato (parzialmente) solo nel finale, grazie alla bambina.
In Notte fantasma non mancano alcune scene d’azione, brevi ma efficaci: pensiamo alla fuga iniziale di Tarek (con tanto di ralenti), placcato dal robusto poliziotto come un giocatore di rugby, ma anche alla violenta rissa nel ristorante, dove il personaggio di Pesce dà ancora prova di forza, fino alla corsa in auto degna di Gioventù bruciata o alla fuga dal posto di blocco, dove Proietti prende un collega per il collo sfrecciando via ad alta velocità.
Ma quello di Risuleo non è un film d’azione, bensì un noir psicologico molto sui generis, incentrato su due fronti che continuano a incontrarsi, cioè la bizzarra notte romana del titolo e i rapporti di forza tra i due protagonisti. Una notte dove accade di tutto e si incontrano i personaggi più disparati – dagli spacciatori ai poliziotti, fino ad alcune ragazze che ballano nell’osteria – viaggiando dal quartiere iniziale a un cimitero degno di un film gotico, dalle strade statali alle vie del centro, fino a un passaggio sotterraneo che sfocia vicino al Tevere.
Notte fantasma è anche un film molto fisico, giocato cioè sulla fisicità corpulenta e sui volti marcati dei due personaggi. Il robusto Edoardo Pesce, in giacca e camicia grigia, barba e capelli brizzolati, mentre ostenta più volte la sua forza, si conferma uno tra i migliori attori del nuovo cinema italiano – uno di quei volti duri e inconfondibili che si trovavano spesso nei bei film di tanti anni fa. E l’esordiente attore cambogiano Yothin Clavenzani gli tiene testa, con un fisico altrettanto corpulento e una recitazione sommessa, opposta a quella volutamente sopra le righe di Pesce.
Perché fra i due c’è un gioco psicologico mai del tutto chiaro, in cui il poliziotto esercita il ruolo dominante (“Io sono la legge”, ribadisce al ragazzo arrestato), esercitando o la forza della sua posizione oppure un carisma mentale innato, per cui lo induce a fare tutto ciò che vuole lui, il che è reso attraverso una serie di dialoghi pungenti e mai banali. E a Tarek non rimane che accettare, consapevole della propria debolezza e sottomissione, anche se fra i due si instaura una complicità che non è scontata in una situazione del genere, e che darà il via a varie pieghe della vicenda.
Risuleo vuole rendere la storia narrata il più veritiera possibile, per cui – pur trattandosi a tutti gli effetti di un neo-noir – evita le luci iperrealistiche della città in stile Mann o Refn, per cercare una fotografia notturna decisamente realistica, quasi naturalistica. Ci pensano, da contraltare, le musiche a farci entrare in una sorta di dimensione psichedelica: con i suoni così tesi, aspri, dissonanti, la colonna sonora finisce col riflettere il carattere schizofrenico del film e dei due protagonisti.