Costretto a fuggire dalla Sicilia dopo aver assistito a un omicidio e aver deposto contro un sicario mafioso, il giovane Calogero viene inserito nel programma di protezione testimoni e si ritrova, esule e spaesato, nella cittadina friulana di Sauris. Circondato da un paesaggio latteo e alieno, Calogero spia gli strani riti dei suoi nuovi vicini (li osserva incredulo mentre fanno finta di prendersi a sberle durante le prove dello spettacolo di un ballo tirolese chiamato Schuhplattler) e, colto da momenti di malinconia, telefona alla figlia del carabiniere responsabile della sua tutela per poter fare due chiacchiere, non potendo parlare con sua moglie incinta. Il film si potrà vedere gratuitamente dal 18 al 28 marzo sulla piattaforma MyMovies in occasione de L’isola del Cinema, Edizione Speciale Riprendiamoci il Futuro.
Fin dalle prime scene Paradise – una nuova vita si configura come un racconto surreale e (forse eccessivamente) naïve, tramite la rappresentazione dell’estraniamento e della solitudine del protagonista in una terra sconosciuta, per poi proseguire con le situazioni paradossali che accompagneranno l’incontro con il nuovo ospite dell’hotel, anch’esso proveniente dalla Sicilia.
L’elemento fiabesco del racconto è sicuramente voluto e sostenuto dai tratti infantili e dall’interpretazione dell’attore protagonista Vincenzo Nemolato. Unitamente ed in contrasto con la fisicità e le movenze contenute del co protagonista Giovanni Calcagno, i due reggono tutto il film come un duo comico e il loro rapporto, che passa dalla diffidenza al misunderstanding fino ad arrivare all’affettività, diventa il nucleo portante dello sviluppo narrativo ed è forse tra gli elementi migliori del racconto. Non mancano citazioni, come quella dell’immigrato in Svizzera Nino Manfredi in Pane e cioccolata, biondo ossigenato come ultimo fallimentare tentativo di integrarsi con i nordici che lo circondano: anche il fuggiasco Calogero si tingerà di biondo nell’arco del film per tentare goffamente di mescolarsi al contesto, ma per ragioni leggermente diverse.
Dopo la sofferta decisione di denunciare il killer mafioso, per Calogero si avvia una lotta che è quella di un individuo, isolato anche dalla sua stessa famiglia, che tenta faticosamente di muoversi controcorrente rispetto all’omertà e alla pavidità generalizzate del proprio ambiente di nascita, ma la sua vicenda può essere estesa come rappresentativa di una larga parte dello spirito italiano in toto. Forse le fragilità e le ingenuità del film nel volerci mostrare un racconto all’interno del quale tutto torna ed ogni elemento si ricompone armonicamente come un cerchio perfetto, sono parzialmente volute nel sottoporre allo spettatore una parabola positiva, un esempio totalmente irrealistico ma non per questo meno esemplare ed edificante di coraggio, forza d’animo e inaspettata solidarietà.