Looking for Langston (in italiano “Cercando Langston”, 1989) è stato inizialmente concepito dal regista britannico indipendente Isaac Julien come un film di circa 50 minuti che alterna filmati di archivio degli anni 20 con scene girate in bianco e nero per ricostruire l’atmosfera del Rinascimento di Harlem, un’epoca in cui, come dichiara il poeta afroamericano Langston Hughes, “i neri erano di moda”. Sono gli anni in cui si afferma il jazz e mecenati bianchi finanziano opere letterarie ed artistiche di autori afroamericani: emergono l’orgoglio e la voglia di emancipazione dei neri americani. Sono anche gli anni in cui inizia a svilupparsi una precisa cultura nera omosessuale, osteggiata dai leader afroamericani del tempo, come W.E.B. DuBois, in quanto considerata come un peccato contro la razza e come un elemento che avrebbe potuto nuocere alle istanze di emancipazione e uguaglianza.
Il film di Julien costruisce fin dal titolo lo scrittore Langston Hughes come icona e metafora culturale di quel periodo e favorisce la riscoperta del contributo omosessuale alla rinascita sociale, artistica e culturale della Harlem degli anni 20. Cercare Langston Hughes significa per Julien mettere in evidenza le possibilità di lettura delle sue opere non semplicemente come manifesti per l’uguaglianza ma come fondanti di un’estetica omosessuale nera, un aspetto che è stato represso dalle biografie ufficiali e dallo stesso Hughes, già vittima in vita delle persecuzioni maccartiste per le sue idee politiche progressiste.
La narrazione impressionistica e non lineare di Looking for Langston inizia con la morte di Langston Hughes nel 1967, ricreandone il funerale sul commento originale di una trasmissione radiofonica del tempo. Successivamente, il film si muove con un procedere quasi onirico tra epoche diverse, concentrandosi sullo sviluppo della cultura gay negli speakeasy della Harlem degli anni 20, in cui Hughes osserva, sogna e sperimenta il desiderio maschile su note jazz e blues. A queste parti narrative sono alternate sezioni più documentaristiche che ricostruiscono l’affermarsi di una cultura gay nella Harlem degli anni 20 e la doppia discriminazione a cui sono soggetti gli artisti afroamericani omosessuali.
Visionario pastiche postmoderno, Looking for Langston utilizza, ricrea e sovrappone immagini del desiderio di maschi per altri maschi, narrate dalle poesie dello stesso Hughes, e di altri protagonisti gay del Rinascimento di Harlem come Countee Cullen e Richard Bruce Nugent, i cui testi vengono citati insieme a quelli di autori afroamericani omosessuali successivi come James Baldwin e Essex Hemphill, poeta e attivista degli anni 80. Le poesie di Hemphill commentano, in particolare, il perdurare della discriminazione sia all’interno della comunità nera sia nell’uso feticcio della mascolinità nera da parte di artisti bianchi come Mapplethorpe. Introducono anche, significativamente, il tema della diffusione dell’AIDS nella comunità gay afroamericana: la verbalizzazione della perdita dei propri cari contribuisce allo struggente tono elegiaco del film.
Come testo postmoderno, Looking for Langston ha una natura ibrida anche nel genere: nato come opera cinematografica, il film si è sviluppato negli anni in un progetto di archivio alternativo della cultura queer, grazie ai dibattiti culturali che ha suscitato e ai mutamenti di fruizione a cui lo stesso autore lo ha sottoposto, organizzando, oltre alle proiezioni, mostre fotografiche e installazioni artistiche in tutto il mondo. Queste mutazioni sono documentate nella sezione dell’affascinante sito di Julien dedicata a Looking for Langston e contribuiscono alla realizzazione di un’ estetica visiva che confonde i confini tra cinema, fotografia, teatro e scultura e rende omaggio alla bellezza delle identità nere e omosessuali di cui Langston Hughes e le sue opere sono simbolo.