In questa particolare edizione di Visions du Réel trova spazio l’opera seconda di Francesca Mazzoleni, cineasta catanese classe 1989 proveniente dal Centro Sperimentale di Cinematografia. Punta Sacra è quel luogo situato nella striscia di terra alla foce del Tevere, dove il fiume si riversa in mare e dove, da circa 60 anni, si trovano le abitazioni dell’idroscalo di Ostia. Nel 2010, in seguito a un’ordinanza comunale, sono state abbattute circa la metà delle abitazioni ed ora ne rimane una comunità di 500 famiglie che lottano quotidianamente per rimanere ancorate ai propri luoghi d’origine. Il film ha avuto una gestazione molto lunga, il primo contatto con la comunità è avvenuto circa otto anni or sono, quando l’autrice frequentava il CSC ed era alla ricerca di location per il suo primo cortometraggio. Lì è scattata la scintilla ed è nata la “storia d’amore” che ha portato alla realizzazione del documentario.
La macchina da presa sembra lentamente eclissarsi lasciando spazio alla sorprendente naturalezza dei soggetti ripresi, i quali mettono a nudo le proprie vite, problemi, incertezze, ideali e lotte come se nessuno fosse presente. Risulta elemento vincente la capacità di entrare in intimità con le persone di Punta Sacra e la raffigurazione empatica delle vicende di questa comunità straordinaria che combatte quotidianamente contro il mare, elemento naturale temuto quanto amato e rispettato, ma soprattutto combatte contro chi quella terra gliela vorrebbe portare via, dando la colpa alla natura, ma nascondendo interessi differenti. In queste battaglie la prima linea è costituita dalle donne, su tutte Franca, mater familias pasoliniana, donna coriacea e sensibile, vero elemento trainante di Punta Sacra. Ma anche altri sono i soggetti narrati dalla Mazzoleni, c’è spazio per giovani adolescenti dal futuro incerto, che in realtà il futuro rappresentano e attraverso i cui occhi questo andrebbe osservato e per il rapper di origini cilene Chiky Realeza che fa della musica la propria ragione di vita e resistenza, ricordando Victor Jara, cantautore cileno ucciso dal regime di Pinochet pochi giorni dopo il golpe dell’11 settembre 1973, che cantava dei diritti dei campesinos, accomunando simbolicamente la battaglia dell’Idroscalo a tutte le cause dei deboli nel mondo.
Ognuno di questi personaggi ha una personale visione di Punta Sacra, differenti ricordi e rapporti con i luoghi, ma in tutti è presente un senso di appartenenza che li unisce nel non voler cedere e rimanere ancorati a quegli spazi che hanno costruito e regolato con tanta fatica. E la maniera più importante di resistere pare essere l’organizzazione di eventi comunitari che siano feste comandate come Natale e Carnevale oppure compleanni. Ognuno di questi è reso con l’ironia e la vitalità che contraddistinguono la popolazione di Punta Sacra, senza perder mai di vista la propria lotta. Mazzoleni riesce perfettamente nell’intento di raccontare la vita e le storie di queste persone, il loro modo di vivere alternativo, valorizzandolo in modo intimo, entrando nelle case, osservando da molto vicino, ma anche conferendo al tutto una componente estetica di buonissimo livello che ci fa rimpiangere un po’ di non aver avuto la possibilità di fruire del film in sala. Il binomio e la contrapposizione tra inquadrature ravvicinate, campi lunghi e panoramiche restituisce alla perfezione il rapporto intimo e profondo che esiste tra i personaggi e i luoghi che abitano, trasformando Punta Sacra, a tutti gli effetti, nel reale protagonista della narrazione.
Infine la struttura a capitoli del film sottolinea la centralità del tempo in questo modo di fare cinema: un tempo inteso come momento comunitario e conoscenza reciproca, ma anche come scorrere delle stagioni e fotografia di un ciclo di vita e come riflessione su quel che riserverà il futuro.