Nel complicato puzzle dei serial statunitensi in cui donne coraggiose, ardite e tenaci come Pearl White, Mary Fuller, Helen Holmes e Ann Little hanno un ruolo degno delle più grandi locandine, anche Ruth Roland trova un posto tutto suo sul finire degli anni Dieci. Nata a San Francisco nel 1892, Roland occupa una parte di rilievo nel suo primo lungo serial di quattordici episodi (ad oggi tutti perduti) The Red Circle (1915). Dopodiché non abbandona mai le interpretazioni in film western e serial d’avventura fino al 1930, anno tragico per molte stelle del muto che rinunciano alla loro carriera per amore di un cinema vero, ritornando alle origini del palcoscenico teatrale fino alla morte prematura nel 1937.

La donna forte e leale che dà del filo da torcere anche al più pericoloso dei banditi delle Montagne Rocciose, è quello che Roland incarna in Ruth of the Rockies (1920), serial in quindici episodi prodotto da sé medesima e diretto da George Marshall. Appassionante susseguirsi di episodi, all’epoca uno a settimana con dovuto cliffhanger per lo spettatore goloso di nuove avventure, Ruth of the Rockies ha dell’eroico, non solo per le incredibili acrobazie che Roland compie senza bisogno di controfigure, ma per il fatto che questo serial è sempre esistito in copia di proiezione senza mai essere visto da nessuno spettatore del ventunesimo secolo. Quale occasione migliore e quale esempio ineccepibile di un punto di vista da una delle donne più dinamiche e intrepide del selvaggio west statunitense: Bab (Roland), la cameriera con la doppia identità di pistolera, aviatrice, cavallerizza, pilota d’automobili in corsa, investigatrice ed esploratrice alle prese con la terribile gang degli Inner Circle, rete di criminali che controlla il confine con il Messico e la città di New York. Non c’è spazio alcuno, quindi, per le suppliche e i mancamenti da diva dannunziana, per la seduzione vampiresca à-la-Feuillade della scuola francese o per l’ingenuità dettata dagli insegnamenti di Mary Pickford o Marion Davies; qui, nella tangibilità dell’azione continua, la resa dei conti tra vita e morte, realtà e inganno è incessantemente una corsa contro il tempo.

Come se non bastasse, Ruth Roland fonda una propria casa di produzione, la Ruth Roland Serials, che diventa un vero e proprio marchio di fabbrica e firma un contratto di distribuzione con la Pathé. La maggior parte dei suoi serial e dei suoi altrettanto cospicui film, apparentemente anche diretti dalla stessa Roland, risulta però perduta. È quindi un grande privilegio, quello del poter fruire a tutto schermo le avventure di Bab Murphy/Ruth e quello di poter restare fino alla fine col fiato sospeso puntata dopo puntata come se fossimo lì, cento anni fa, nel 1920.