Umberto (Carlo Verdone), Lucia (Anna Foglietta), Corrado (Max Tortora) e Amedeo (Rocco Papaleo), in Si vive una volta sola, sono una squadra di professionisti in area medica tanto apprezzati sul lavoro quanto bistrattati nella vita privata: problemi di mogli, figli, fidanzati o soltanto di soldi. Per stemperare le tensioni accumulate in sala operatoria, sono soliti ideare scherzi feroci ai danni del loro collega più fragile, Amedeo, l’anestesista con la passione per le donne e un’anziana madre a carico. In un’atmosfera di giocoso cinismo, i quattro amici trascorrono la maggior parte del loro tempo insieme bersagliando il malcapitato con ogni genere di beffa (gli fan rimuovere l’auto, saltare appuntamenti galanti, sparire la carta di credito) fino al momento in cui scoprono che l’amico è gravemente ammalato. Per comunicargli la terribile notizia, organizzano un viaggio on the road in Puglia, che finirà per essere rivelatore.

Specialmente nei film degli anni Duemila, Carlo Verdone si è concentrato su storie relazionali, crisi di coppia, tradimenti, mogli che abbandonano il tetto coniugale, padri che hanno difficoltà a relazionarsi con figli semisconosciuti, professionisti insoddisfatti che cercano altrove la loro realizzazione. Temi portanti come amore, amicizia, crisi di mezza età sono spesso al centro delle storie raccontate dai suoi film, ma sempre sotto il segno della commedia.

Ha mai pensato o avuto la tentazione di fare un film completamente diverso? Un film fuori dal canone comico, o che non avesse come protagonista il personaggio Verdone?

Sì, quando Paolo Sorrentino mi ha portato il copione de La grande bellezza e mi ha detto: "vorrei darti un ruolo". Gli ho detto: "lasciami il copione e tra due ore e mezza saprai la mia risposta". L’ho letto e gli ho risposto così: "caro Paolo questo è un film internazionale, se lo giri bene, becca qualche premio grosso", parole testuali eh, "te lo faccio però mi devi aiutare in due o tre cose" e lui mi ha aiutato, lo ha messo a posto. Questo per dire che se la proposta di fare un film diverso viene da un altro regista sì, ma se il film lo devo fare io, no, perché confonderei il pubblico. Come quella signora al bar che mi disse "A Verdò, me raccomanno, non lasci la commedia eh, e tutti quanti al bar, "perché, la lascia?", "no, no no" ...  loro: "perché lei è un antidepressivo privo di effetti collaterali eh, stia attento" e io ho risposto: "stia tranquilla signora, non lascio la commedia". Il pubblico mi associa alla commedia, ad un certo tipo di commedia, però se un autore viene con una bella idea mi fa molto piacere, così mi cimento anche in un ruolo che non è comico, ma deve calzare per me, deve essere un ruolo che ha significato, non è per avere il nome dentro il cast.

Quindi è un pubblico molto fidelizzato il suo. E invece qual è il suo rapporto con la critica e in particolare come pensa che il critico Mario Verdone avrebbe valutato i suoi ultimi film, quelli girati dal 2010 in poi?

Penso che questo film gli sarebbe piaciuto molto, e che avrebbe apprezzato soprattutto Posti in piedi in Paradiso Io Loro e Lara. Mio padre era abbastanza severo, tra tutti il suo film preferito era Borotalco, perché era scritto in maniera frizzante, era una bella interpretazione, lo trovava un film estremamente moderno che fotografava perfettamente gli anni Ottanta. Pensa come era avanti per essere un uomo anziano, già allora! Era contento della mia carriera, francamente era molto contento. Una volta capitò che leggesse un paio di critiche, che furono molto screanzate nei miei confronti, in particolare una...e lui mi disse: "ecco, vedi Carlo tu non te la devi prendere, perché questo signore che scrive vuole essere più autore di te, e quindi questi te li devi fare scivolare addosso...non ti mettere a rispondere, a cosare". E io invece gli risposi perché mi sembrava che l’offesa fosse troppo grande, si capiva che gli stavo antipatico io personalmente più che il film, per prendere l’intera pagina di un giornale importante e scrivere cose del genere; francamente mi diede molto fastidio, ma non voglio riprendere la polemica con questo signore, che non voglio più sentire, perché non fu onesto. Per carità, un critico deve dire quello che pensa, mica tutti devono dire solo quanto sei bravo. Quanti critici hanno sottolineato a me delle cose e a volte mi sono accorto che avevano ragione, ma che fosse tutto negativo in generale no, vogliono stupire il lettore e ti lanciano una molotov dimenticando tutto quello che hai fatto. Comunque lasciamo stare, oggi sono più saggio, ho un’altra filosofia, non me la prendo più con nessuno, possono scrivere tutto quello che je pare...non credere che quando uscì Compagni di scuola ebbe tutto questo plauso, non credere che quando uscì Bianco rosso e Verdone ebbe tutto questo appoggio, non ne ebbero per niente, il tempo je l’ha dato ...meno male che il giudice è il tempo, il tempo e il pubblico, che è il giudice supremo.

In effetti i cult movie nascono proprio così…

Ecco appunto...

Avete parlato di amicizia un po’ cattiva che sfocia in scherzi crudeli ... possiamo intravedere qualche reminiscenza di Amici miei o un riferimento consapevole ad una commedia all’italiana di un certo tipo?

No, non credo proprio, perché andiamo su un tema abbastanza serio e le declinazioni tra di noi sono diverse...no, per carità di Dio, mi tengo lontano da un capolavoro come quello, non siamo il gruppo di zuzzurelloni che erano quelli là, gli amici fiorentini...noi abbiamo fatto un’altra cosa, c’è un momento in cui ce la prendiamo con lui (ndr Papaleo)...ma è perché siamo stanchi di frequentarci troppo, è un’altra cosa, è l’amicizia che si sta usurando e quindi dalle gran confidenze si passa, come i liceali, a prendere in giro il soggetto della classe ed è lui. 

In tempi in cui è molto bersagliata la figura della donna a livello di discorsi sul genere...non avete avuto paura di maschilizzare troppo la figura della Foglietta o non ve ne siete preoccupati?

No, perché ha un ruolo meraviglioso, esce nel migliore dei modi, si adatta a quello che siamo noi, però mantiene la sua femminilità, il suo fascino, ha una storia d’amore all’inizio e spera che questa vada bene...però questa qua prende sempre dei soggetti belli ma scadenti, lei è migliore, più intelligente, più forte e questi scappano...è una donna importante oltre ad essere bella e simpatica e brava nel lavoro.

La scelta della Puglia come set è una moda?

Me l’aspettavo questa domanda, ma è stata anche una necessità perché mi serviva una zona che avesse una costa lunga e questo è il motivo. E avevo due opzioni: o andare sulla costa campana o andare sulla costa pugliese. Poi ho capito che girando d’estate avrei trovato la costa sorrentina intasata e quindi mi sono messo a fare i sopralluoghi in Puglia (da Bari, Monopoli, Polignano, Otranto, Castro). Io in Puglia non avevo girato mai niente e ho cercato di farla vedere in maniera diversa da come l’hanno fatta vedere altri, ma è anche vero che ci sono molti interni in questo film. Quindi la Puglia è molto importante e quello che si vede colpisce molto, però il film ha anche una impronta abbastanza teatrale e gli interni sono superiori agli esterni. Sono contento di aver girato là, mi sono trovato benissimo anche con le maestranze. Uscire da Roma per me è molto importante, perché ogni volta che esco fuori dalla mia città riesco a trovare una vitalità nuova, una verve nuova, degli sfondi, dei colori, delle atmosfere, anche le comparse sono diverse, quindi anche io come regista mi pongo in maniera diversa. E come attore, spostarsi di luogo ti porta a recitare in maniera differente.