Felix Pedro è Felice Pedroni, nativo di Trigano (frazione di Fanano), che negli anni Ottanta dell’Ottocento emigrò negli Stati Uniti per cercare fortuna. Dopo anni di ricerche ostinate e disperate, trovò l’oro in un torrente dell’Alaska che oggi, in suo onore, si chiama Pedro Creek, fondando poi lì nei paraggi il distretto minerario di Fairbanks. E divenne così una leggenda, tanto da guadagnarsi lo pseudonimo che dà il titolo al documentario di Paolo Muran. Intrecciando la rievocazione di questa figura leggendaria con le immagini della traslazione del corpo nel cimitero del borgo natio, Muran compie un’indagine su un personaggio larger than life nel quale collimano almeno tre elementi.

Il primo, il più contemporaneo, è quello dell’emigrazione. Oggi chiameremmo Pedroni un “migrante economico”, che ha visto nell’America la terra promessa dove potersi emancipare dalla miseria e realizzare un progetto di vita all’altezza dei suoi sogni. Il secondo, dunque, ha a che fare con la mitologia della febbre dell’oro, tema che un tempo dominava il cinema americano (occorre che si citi Charlie Chaplin?) e oggi – con il declino del western – è un po’ trascurato nonostante appaia in un episodio de La ballata di Buster Scruggs e di traverso in Dawson City, località, quest’ultima, peraltro toccata dallo stesso Pedro.

E proprio la gold rush diventa la chiave fondamentale per comprendere il profilo di un uomo posseduto da una tale ossessione, che una volta soddisfatta è come se abdicasse alla brama di vivere perché privo di una vera ragione d’esistenza. Il terzo elemento è il mistero attorno alla sua morte, provocato dallo strano comportamento della moglie, l’“incontentabile” Mary Doran, che imbalsamò la salma e la fece seppellire vicino a San Francisco.

Una storia incredibile, che il cinema non ha ancora saputo esaltare in un grande biopic, e Muran scandaglia con spirito analitico, seguendo lo stesso gusto dell’avventura del suo eroe: convoca studiosi per contestualizzare la figura nella sua epoca, si sposta in Alaska per incontrare chi oggi abita i luoghi segnati dal passaggio di Pedro, costruisce una rete narrativa costituita da inserti grafici e innesti teatrali (dovuti a Giorgio Comaschi, già al centro dello spettacolo Il mistero di Felix Pedro) sulla voce in prima persona di Pedroni. Al cinema chiediamo anche di poter scoprire storie sotterrate dal tempo, salvandole dall’oblio per esaltarne la potenza evocativa: e Felix Pedro riesce a farci appassionare ad un personaggio così mirabolante.