Mao e Godard si incontrano di nuovo, quarant’anni dopo La cinese, nella penultima fatica di Bernardo Bertolucci: The Dreamers – I sognatori. Scritto da Gilbert Adair, che adatta per lo schermo il suo stesso romanzo The Holy Innocents, il film racconta di tre giovani cinefili nella primavera parigina del Sessantotto.

La minimale vicenda di Matthew, studente americano ospitato dai gemelli Isabelle e Théo, dà modo a Bertolucci di realizzare una delle più interessanti disamine sulla cultura del periodo mai apparse sullo schermo. Le proteste studentesche e la rivoluzione culturale, che anni addietro hanno influenzato l’autore emiliano, sono raccontate con la lucidità del senno di poi piuttosto che con nostalgico revisionismo.

Isabelle e Théo sono giovani arrabbiati e radicali al punto da risultare infantili e fragili, sognatori appunto, affamati di una rivoluzione che non sembrano capire fino in fondo. È il più pragmatico Matthew, benchè affascinato dalle idee e dallo stile di vita dei due, a mettere in luce la fiacchezza del loro impegno politico e l’auto-distruttività della loro relazione, morbosa al limite dell’incesto. Per Isabelle e Théo, a conti fatti, Mao non rappresenta altro che una foto incorniciata e una scusa per masturbarsi l’uno davanti all’altra.

Perfino la cinefilia dei personaggi è malsana e diventa uno strumento di ricatto, un pretesto per giocare a fare i sadici umiliando sessualmente chi non coglie la colta citazione cinematografica di turno. Anche il regista gioca con i film, intervallando continuamente la vicenda con brevi scene tratte delle opere citate e addirittura replicando fedelmente la corsa per il Louvre di Bande à part, dimostrando questa volta la più accalorata ammirazione per il cinema classico e la nouvelle vague.

A metà fra Prima della rivoluzione e Ultimo tango a Parigi, The Dreamers è un racconto sul suicidio dell’utopia, su passioni ingenue vissute ingenuamente, in cui i personaggi cercano disperatamente di esprimersi attraverso i corpi, morboso come solo le migliori opere di Bertolucci.