Torna a circolare in versione restaurata Thelma & Louise, road movie di culto diretto da Ridley Scott. Susan Sarandon e Geena Davis interpretano due amiche insoddisfatte della loro vita e dei loro uomini. Benché intente a passare semplicemente un weekend fuori porta, si ritroveranno braccate dalla legge.

A metà fra Easy Rider e Baise-Moi, fra dramma catartico e commedia nera, la storia di queste due antieroine continua ad affascinare a distanza di tre decadi per la brutale ordinarietà del mondo diegetico, merito della sceneggiatrice Callie Khouri. Sir Ridley Scott ha diretto altre opere incentrate sul conflitto fra i sessi, ma sempre sovraesponendo gli elementi narrativi al punto da renderli grotteschi. In Thelma & Louise, al contrario, la penna di Khouri riesce a trasmettere l’aberrazione dei rapporti che i personaggi maschili intraprendono con le protagoniste semplicemente esponendole nella loro convenzionale sciatteria.

Dal molesto camionista al possessivo marito di Thelma - interpretato magistralmente da Christopher McDonald - gli antagonisti della vicenda risultano repellenti proprio in quanto tragicamente comuni. Tanto i personaggi secondari – l’autostoppista interpretato da Brad Pitt – quanto quelli minimi – il ciclista fumatore – sono ben costruiti e muovono il registro della narrazione senza snaturarla. Avvince poi l’arco di trasformazione delle protagoniste, l’ingenua Thelma e la rigida Louise, che abbandonato il contesto urbano per addentrarsi nelle asperità rurali degli Stati Uniti del sud, trovano rispettivamente una spietata scaltrezza e la forza di superare i traumi del passato.

In diversi studi, Thelma & Louise viene poi annoverato anche fra i rape & revenge insieme ad opere che si focalizzano con maggiore enfasi sulla violenza sessuale, come L’angelo della vendetta o Thriller. Sebbene opinabile come classificazione, le coordinate etiche dell’opera di Scott sono sovrapponibili a quelle di molti film appartenenti a quel genere, dal ginocentrismo antisociale al giustizialismo palliativo.

Anche il finale restituisce le stesse emozioni contrastanti di un rape & revenge: da un lato la solidarietà omosociale e il percorso di ripicca catartica delle protagoniste, dall’altro l’amara integrità dell’ingiustizia sistemica, messo qui in scena con un salto sospeso nel vuoto, ancora in attesa di giungere a compimento.