Anni prima che l'ecologia fosse riconosciuta come tema di rilievo per la comunità mondiale, il Lewis Medlock di John Boorman si lancia in una triste considerazione sul destino del fiume Chatooga, in procinto di essere cancellato con la costruzione di una diga.
Il rapporto con la natura che costituisce il cardine di Un tranquillo weekend di paura è però molto più complesso della semplice propaganda ecologista: la comunione con il mondo naturale, cercata più o meno consciamente dai quattro amici nella gita in canoa, non rivela una vita più semplice e pura, come vorrebbe un certo pensiero rousseauiano, ma gli orrori della lotta per la sopravvivenza, destinati a lasciare cicatrici profonde in ognuno dei quattro avventurieri.
Benché la definizione di Southern gothic risulti calzante per il film di Boorman, le sfumature horror di pellicole come Angel heart sono qui sostituite dall'azione cruda, che non lascia alcuno spazio alla trascendenza; Un tranquillo weekend di paura deve la sua forza all'insistenza sui limiti morali e fisici dei protagonisti, e al continuo agone tra le poche forze dell'uomo e lo strapotere di natura e caso.
Non c'è alcun bisogno di invocare forze sovrannaturali per rivelare spietatamente la vulnerabilità dei protagonisti, e anche lo spavaldo Burt Reynolds deve arrendersi quando le rapide del fiume gli dilaniano una gamba. È invece abbondante il ricorso a un'iconografia grottesca, perfettamente incarnata dai corpi deformi e ripugnanti degli abitanti della wilderness, che anticipano i cannibali deformi di Le colline hanno gli occhi.
All'interno della narrazione svolge un ruolo importantissimo la musica, che accompagna le disavventure dei protagonisti con le note di Dueling banjos, composizione del 1954 resa famosa dalla pellicola. L'uso di un'unica canzone permette al regista di giocare con le atmosfere, utilizzando il sonoro per ridefinire rafforzare o contrastare i contesti a cui fa da sfondo. Se nelle sequenze rilassate il country costituisce un commento diegetico perfetto, quando le circostanze diventano difficili i riff pizzicati donano alle riprese un'atmosfera straniante.
I twang del banjo paiono essere anche l'unica modalità con cui l'essere umano riesce a comunicare con la natura selvaggia, non a caso l'unico contatto non belligerante con i redneck è il duetto tra Drew e il ragazzino all'inizio del film. Pellicola densa e coraggiosa, che non si fa scrupoli a mostrare scene ancora oggi potenti, l'opera più famosa di Boorman sembra consigliare all'uomo di lasciar perdere la natura selvaggia e aspettare che essa, come l'acqua del fiume, faccia il suo corso indisturbata.