La sezione Venezia Classici, così come questa settantaquattresima edizione della Mostra del cinema, sta volgendo al termine e in coda propone il restauro di Femmina Ribelle (The Revolt of Mamie Stover nella versione originale), film del 1956 diretto da Raoul Walsh. Restauro curato da 20th Century Fox Film nei laboratori CinericAudio Mechanics.

Il sipario su questo dramma si apre in una notte del 1941, nel fumoso, tetro e desolato porto di San Francisco; Jane Russel, dopo essersi guardata indietro, cammina con passo deciso verso la nave che la porterà a Honolulu, mentre i titoli di testa sfilano sullo schermo in un rosso acceso. Comincia con questi toni da noir l’avventura di Mamie Stover, prostituta bandita da San Francisco. Durante il viaggio verso le Hawaii conoscerà Jim (Richard Egan), scrittore di successo del quale s’innamorerà perdutamente. Proprio sulle vicissitudini di tale amore si svilupperà la narrazione filmica.

Durante la proiezione veneziana si gode appieno della bellezza del Cinemascope e questo restauro digitale restituisce magnificamente i toni caldi e accesi del Technicolor, guidandoci nel fresco azzurro dell’oceano, nei colorati e coloriti ambienti del Bungalow (il locale notturno del quale Mamie diverrà l’attrazione principale) tra le braccia di bellissime donne in abiti luccicanti.

Rivedere questa Jane Russell esplosiva e sensuale porta indietro la memoria di pochi anni al ben più celebre Gli uomini preferiscono le bionde, ma Mamie Stover non è Dorothy Shaw, bensì una sventurata che riesce a mettersi in piedi, conquistare la propria indipendenza con la sola forza delle proprie gambe e trovare quell’amore sincero e disinteressato tanto agognato e sempre pensato come utopia. Ma come un fulmine a ciel sereno giunge la mattina del 7 dicembre 1941, l’aviazione giapponese attacca improvvisamente la base Usa di Pearl Harbor e Jim, chiamato alle armi, è costretto a partire, facendole promettere di lasciare il Bungalow e attendere il suo ritorno.

Da questo momento emergerà il lato debole e venale di Mamie, caratteristiche che la guideranno verso quell’ingordigia finanziaria causa di ogni suo male. La donna mentirà al promesso sposo per amore del denaro, nascondendosi dietro la volontà di raggiungere una posizione ancor più solida al ritorno dell’amato. Tali azioni saranno pagate a carissimo prezzo.

Ci troviamo di fronte a un’opera anomala rispetto al periodo nel quale vede la luce: siamo nella Hollywood degli anni Cinquanta e Walsh sceglie di mettere assieme un film che lascia poche speranze e  di “smontare i meccanismi interni del più tipico e standardizzato cinema hollywoodiano”: una pellicola che comincia (e termina) come un noir, reca in sé caratteristiche della commedia sentimentale e sfocia nel melodramma, non tralasciando nemmeno la contestualizzazione storica e lo scenario bellico, certamente funzionale allo sviluppo della narrazione, ma spesso visivamente omesso nei film coetanei di ugual genere.

Certamente non il miglior film di Raoul Walsh, né della decade in cui esce, ma un buon dramma con una brillante e stupenda Jane Russell.