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“I ruggenti anni venti” e la solitudine del gangster

1927, 1932, 1939: la durata effettiva e l’importanza del decennio d’oro del gangster movie per il cinema americano (e non) a venire si misurano a partire da questi tre anni. Le notti di Chicago, Scarface, I ruggenti anni venti: dall’emersione del sottosuolo criminale di von Sternberg, (ir)realistico e animalesco, al dramma shakespeariano di Hawks, fino alla fosca elegia di Walsh per la fine del gangster come incarnazione dell’homo novus americano.

Un cinema costruito sui corpi. “Gli amori di Carmen” di Raoul Walsh

Quello di Walsh è un film costruito sui corpi, e il più importante è sicuramente quello di Carmen, proporzionato e scattante, maliziosamente esposto in favore della cinepresa. Il punto più dolente dell’opera risiede proprio nell’eccessivo indugio di Walsh sul corpo della del Rio, che in certi momenti spezza il ritmo della narrazione per selezionare e sottolineare i dettagli più allusivi del suo fisico. Per quanto a lungo andare le insistenti attenzioni della cinepresa-voyeur risultino stucchevoli, va riconosciuto che contribuiscono a generare un’efficace estetica erotica della sospensione, una logorante promessa di piacere che non si concretizza, vero fulcro del potere persuasivo di Carmen. 

“The Loves of Carmen” al Cinema Ritrovato 2021

Nel tristemente famoso grande incendio datato 9 luglio 1937 del magazzino di pellicole Fox a Little Ferry, New Jersey, 40.000 rulli di negativi e positivi vanno persi per sempre. Tra questi vi è The Loves of Carmen del 1927, diretto da Raoul Walsh con Dolores Del Río, parte del trittico delle divine messicane insieme a María Félix e Silvia Pinal. Per nostra fortuna, ci è giunta l’unica copia nitrato, mancante di alcune scene, reperita dal Národní Filmovy Archiv di Praga negli anni Settanta. Precursore muto dell’omonimo sonoro del 1948 con Rita Hayworth, The Loves of Carmen è solo una delle tante trasposizioni cinematografiche delle vicende della gitana spagnola, tratte dalla novella Carmen (1845) di Prosper Mérimée divenuta poi particolarmente popolare grazie all’opera di Georges Bizet.

“Tutto finì alle sei” e il mito hollywoodiano del criminale con un cuore

Mentre è diretto in auto verso le montagne, un uomo incontra e aiuta una scalcagnata famiglia composta da due nonni e una nipote diciannovenne, Velma, in viaggio dall’Ohio verso Los Angeles. Proprio una brava persona, commenta il nonno, subito prima che una pagina di giornale ci informi che l’uomo è Roy Earle, rapinatore nemico numero uno dell’FBI, incredibilmente rilasciato in anticipo dalla prigione. Così inizia Tutto finì alle sei (I Died a Thousand Times) di Stuart Heisler, remake di Una pallottola per Roy di Raoul Walsh, la cui sceneggiatura è stavolta accreditata al solo W.R. Burnett, autore del romanzo originario High Sierra.

“Women of All Nations” di Raoul Walsh al Cinema Ritrovato 2018

Women of All Nations inizia come film di guerra con una sontuosa e potente ricostruzione di una battaglia in trincea. La guerra combattuta sul campo di battaglia, i cui effetti tragici torneranno in una paio di momenti dando al film un sottofondo di cupezza, diventa subito un conflitto combattuto in spazi quotidiani, privati e intimi, non lontani da quelli coevi di molte commedie sofisticate. Walsh però, pur con numerose battute riuscite, preferisce al dominio della parola una comicità fisica, che molto deve alla slapstick e al vaudeville che ne era a monte – la sequenza della scimmia nei pantaloni e in generale tutti i momenti in cui è presente il lunare soldato interpretato da El Brendel- e che lancia qualche segnale della follia screwball che stava esplodendo.

Venezia Classici 2017: “Femmina ribelle”

La sezione Venezia Classici, così come questa settantaquattresima edizione della Mostra del cinema, sta volgendo al termine e in coda propone il restauro di Femmina Ribelle (The Revolt of Mamie Stover nella versione originale), film del 1956 diretto da Raoul Walsh. Restauro curato da 20th Century Fox Film nei laboratori CinericAudio Mechanics. Durante la proiezione veneziana si gode appieno della bellezza del Cinemascope e questo restauro digitale restituisce magnificamente i toni caldi e accesi del Technicolor