Se il linguaggio fosse davvero il punto di arrivo cui tende tutto ciò che esiste? O se  tutto ciò che esiste fosse linguaggio già dal principio dei tempi? Interrogandosi su una tale aporia, Spielberg proietta nell’idea della realtà extraterrestre incombente una riflessione che riguarda la prassi della comunicazione umana, prima ancora di elevarsi al di sopra dei suoi confini spaziotemporali.

Una compagine di persone negli Stati Uniti viene colta dalla medesima visione  dopo l’avvistamento di alcuni oggetti volanti non identificabili, causando sbalzi umorali e comportamentali e rappresentando una seria minaccia per l’istituzione governativa.

La sezione dei classici vuole rendere omaggio al capolavoro di Spielberg a quarant’anni dall’uscita: Incontri ravvicinati del terzo tipo è una storia che potrebbe essere letta come una vera e propria apologia del linguaggio e delle sue componenti pressoché vitali. Ovvero come respirare una ventata d'aria fresca in un microcosmo così chiuso e intimorito dalla paura verso l'Altro come il nostro. È un'estetica totale e senza compromessi quella di Spielberg, che cristallizza il flusso esistenziale in fotogrammi e sequenze di una leggiadria visiva ineguagliata.

Ma la poesia del film trascende quest'apparenza esteriore, andando ad esplorare le paure più recondite dell'uomo, quelle ancestrali che da sempre sono esistite e che ancora permangono nell'immaginario collettivo. Il tentativo di eluderle potrebbe sfociare in una prevedibile disfatta, ma  Incontri ravvicinati del terzo tipo riesce nel suo esatto contrario: la memorabile scena finale dove l’umano e l’Altro sono chiamati al confronto e al bisogno di recuperare un linguaggio comune nella dispersione babelica dell’universo è un richiamo all'Umanità e all'apertura sepolte oggi in chissà dove quale terra desolata.


Il signor Lacombe, interpretato da François Truffaut, non tenta di assorbire l’altro, l’extraterrestre a sé, spogliandolo della sua alterità, ma la accoglie e cerca di comprendere con una sequenza, quella finale, destinata a rimanere nell’immaginario di ogni appassionato: la gestualità con cui cerca di comunicare con l’alieno, preceduta dalla sinfonia di note messe a punto dagli umani e dall’astronave, il tutto orchestrato per cercare di cogliere il significato di ciò che non riguarda direttamente la propria specificità.