La quarta edizione del festival Vive le cinéma ha offerto in quattro intensi giorni di proiezioni e incontri una panoramica articolata sulla produzione cinematografica in lingua francese, proiettando temi e situazioni da sempre cari al cinema d’oltralpe come il dialogo tra le diverse culture, l’affermazione sempre più ineludibile di un meticciato culturale e sentimentale contro la pesante eredità del colonialismo, l’indagine minuziosa e intimista dei sentimenti, l’inquietudine che si cela dietro la provincia borghese. Con la proiezione di chiusura dedicata a Varda par Agnès (2019) di Agnès Varda, Vive le cinéma ha reso un commosso omaggio alla cineasta recentemente scomparsa celebrandone l’innovazione del linguaggio cinematografico e ricordando l’eredità culturale della Nouvelle Vague.

Promosso dalla Regione Puglia e prodotto da Fondazione Apulia Film Commission – Apulia Cinefestival Network, il festival si è articolato in tre sezioni: corti, lungometraggi e documentari. La giuria per le sezioni corti e documentari, presieduta dal produttore Jean Brehat, ha premiato rispettivamente Nefta Football Club (2018) di Yves Piat, un corto ironico in cui due fratelli in una terra di confine tra Tunisia e Algeria usano una partita di droga per organizzarne una di calcio, e Ni juge, ni soumise (2017) di Jean Libon e Yves Hinant, già vincitore del César 2019 per il miglior documentario. Il vincitore della sezione lungometraggi, la cui giuria era presieduta dall’attrice Alba Rohrwacher, è risultato C’est ça l’amour (2019) di Claire Burger, il delicato viaggio interiore di un padre verso quella ricchezza sentimentale che aveva sempre represso e che tenta di recuperare, oltre i dettami del patriarcato, con un rinnovato rapporto con le due figlie adolescenti e una nuova compagna. Un originale film di donne con un protagonista maschile.  

Il premio “Jeune Réal – Miglior Giovane Cineasta”, offerto da Rotary Club Lecce Sud e assegnato dagli alunni della Summer School che da quest’anno ha affiancato il festival, è andato a Rémi Allier per il cortometraggio Les petites mains (2017), opera folgorante sui conflitti sociali e di classe in un mondo che fatica ad uscire da una recessione globale. Infine, Amin (2018) di Philippe Faucon, che analizza la lacerazione del protagonista tra la famiglia lasciata in Mauritania e una possibile nuova vita sentimentale in Francia con l’interessante e colta Gabrielle, ha vinto il premio “Fraternità”, assegnato da Caritas e Casa della Carità.

Oltre ai premiati Nefta Football Club, Les petites mains e Amin, altre opere presentate a Lecce hanno sottolineato l’importanza del dialogo tra le diverse aggregazioni sociali, portatrici di peculiari istanze di genere, etnia e classe, spesso adottando il punto di vista di protagonisti femminili. Così il corto Yasmina (2018) vede la protagonista e le sue compagne di squadra impegnate a rovesciare lo stereotipo del calcio come sport maschile e insieme solidarizzare per il diritto alla cittadinanza. Sempre nei corti, Sasha (2018) di Till Lepretre e La mangeuse d’hommes (2018) di Baptiste Drapeau ci mostrano, il primo con un registro iperrealista, il secondo adottando una narrazione più surreale e ironica, la lotta di due donne contro la marginalità sociale. Il documentario Maguy Marin: l’urgence d’agir (2019) ricostruisce la biografia intellettuale e professionale della coreografa di origini spagnole, focalizzandosi sulla dimensione politica dell’arte e sul suo ruolo centrale nella costruzione di una società plurale che valorizzi le differenze. Nel thriller giudiziario Une intime conviction (2018), in cui il regista Antoine Raimbault segue la lezione di Chabrol nel drammatizzare un fatto di cronaca, è Nora, cameriera e madre single, a condurre l’avvocato di grido a mettere a nudo i segreti della provincia francese.

Parlando del suo cinema in una delle masterclass serali, il regista Philippe Faucon ha messo in evidenza come una cultura nazionale debba saper tener conto delle diversità e delle complessità che agiscono al proprio interno, offrendo una chiave di lettura per tutto il festival che è risultata anche particolarmente in sintonia con i lavori della Summer School “La critica cinematografica”. Promossa da Vive le cinéma congiuntamente con il Dipartimento di Beni Culturali e Dams dell’Università del Salento, Centro Studi della Fondazione Apulia Film Commission, con la direzione scientifica di Roberto De Gaetano e della rivista Fata Morgana Web, la Summer School ha sottolineato la funzione della critica di creare, attraverso l’analisi filmica, un rapporto dialettico tra passato e presente per capire e cambiare il mondo in cui viviamo.