Per poter essere definito autore totale, a Michele Rech/Zerocalcare mancava il debutto sul piccolo schermo. Dopo il poco felice live-action La Profezia dell’Armadillo (Emanuele Scaringi, 2018) in cui figura come sceneggiatore, una raccolta di storie pubblicate tra il 2015 e il 2019 (La Scuola di Pizze in Faccia del Professor Calcare, BAO Publishing, 2019) e la mostra personale al MAXXI di Roma Scavare Fossati - Nutrire Coccodrilli, Zerocalcare inizia a interessarsi seriamente alle pratiche dell’animazione. Un video dal sapore puramente grezzo (trattasi di una ripresa dal telefono di un paio di tavole dove le uniche parti animate sono le bocche dei personaggi), apparso su Facebook nell’aprile 2018 e intitolato Cambia, questo è un cojone, può essere filologicamente visto come il primo germe di Strappare lungo i bordi che vede la luce tre lunghi anni dopo.

In seguito a una decina di altri video realizzati sempre con la medesima tecnica rudimentale, la pandemia di Covid-19 ha fatto poi il suo corso. Durante i mesi di lockdown, Zerocalcare approfondisce le basi dell’animazione e pubblica sui suoi profili social nove brevi ma sagaci episodi sui vari decreti del governo Conte, zone rosse, divieti e bollettini televisivi che accompagnano i mesi della chiusura, uniti in una serie autoprodotta diventata immediatamente virale (Rebibbia Quarantine, 2020). Da qui a Strappare lungo i bordi il passo è breve. Zerocalcare si consulta con Michele Foschini, direttore editoriale di BAO Publishing il quale lo mette in contatto con la MoviMenti Production, studio fiorentino specializzato in sviluppo e animazione di serie per l’infanzia. Netflix, coinvolta fin dall’inizio, dà il semaforo verde al progetto.

Zerocalcare subisce così l’impatto “traumatico” di dover lavorare in team, in qualità di regista, sceneggiatore e soprattutto di supervisore. L’implicazione di duecento e più persone lo porta a lasciare settimanalmente le quattro mura della sua casa di Rebibbia, recarsi a Firenze, fare lavoro di squadra e rispettare turni e schemi precisi, cosa solitamente poco probabile per un fumettista abituato a scrivere e disegnare in solitaria di giorno e di notte. Successivamente alle fasi finali di montaggio, color correction e post-produzione, Zerocalcare deve pensare allo step del doppiaggio e del missaggio del sonoro.

I turni di doppiaggio, svoltisi nello studio romano Sound Farm 999, vedono l’intervento di Valerio Mastandrea, all’esordio come doppiatore, Paolo Vivio, Veronica Puccio, Ambrogio Colombo e Chiara Gioncardi. Gli ultimi, professionisti del settore, prestano la loro voce solo nei minuti finali del sesto episodio e, su richiesta tassativa di Zerocalcare, non parlano quella lingua tanto artificiosa quanto necessaria che è il doppiaggese. Poiché prerogativa fondamentale della serie (derivata in maniera naturale dai suoi libri) è il linguaggio nudo, crudo e onesto volto a coinvolgere lo spettatore/lettore e immergerlo nella vita del Zerocalcare personaggio.

Il risultato è un ritmo incalzante della musicalità della lingua italiana che non spezza mai il fluire del racconto e trascina inevitabilmente in un flusso di coscienza dettato dalle paranoie e dalle ansie che riempiono l’universo di Zerocalcare. I problemi dei “giovani d’oggi”, il precariato, gli amori confusi, la sensazione di essere mille passi indietro rispetto a chi riesce a concretizzare rapidamente le proprie aspirazioni, il futuro indefinito, la morte e il suicidio sono solo alcuni dei numerosi aspetti che Zerocalcare analizza con brutale schiettezza, calandoli uno per uno in ciascun episodio e incatenandoli a una trama orizzontale, quale percorso di crescita e di formazione dello Zerocalcare uomo e personaggio, dall’infanzia e dall’amicizia, all’età adulta e all’esperienza dell’elaborazione del lutto.

I fatti biografici dell’autore e le problematiche della “generazione invisibile” si mescolano con l’entrata in azione di personaggi assurdi derivati da film, fumetti, serie d’animazione, icone LGBTQ e dalla cultura pop (soprattutto anni Novanta), ribaltandone apparentemente la percezione catastrofica e trattando ogni tematica con quel sarcasmo che porta ad una diretta autoriflessione (“Ma non sarà che se non ti piace niente [del catalogo Netflix] il problema sei tu?” “Sè, vabbè, ma io volevo vede una serie, mica fa psicanalisi”).

La forza e il successo di Zerocalcare, autore totale, non risiedono solo nel talento artistico, immaginifico e produttivo, ma nel raccontare la nostra realtà per quella che è davvero, mai perfetta come vogliamo far credere.