“Stasera il sogno di Sergio Leone diviene realtà”: queste le parole con cui lo studioso Sir Christopher Frayling introdusse la proiezione di C’era una volta il West in Piazza Maggiore a Bologna nel 2018, riferendosi al desiderio del regista italiano di vedere proiettato il suo film in un luogo ampio e di fronte ad un pubblico che fosse il più vasto possibile. Un luogo adatto, insomma, a contenere la magnificenza delle immagini di questa incredibile opera cinematografica.

In effetti, gli spettatori di Leone possono vivere quella che può essere definita come un’esperienza sensoriale a tutti gli effetti, e comprendere che cosa significhi, ancora oggi, nell’era dello streaming, recarsi in uno spazio comune e fare della fruizione cinematografica un’esperienza totale, collettiva, quasi spirituale.

Il capolavoro di Sergio Leone è un’opera perfetta per riaffermare la necessità di un’esperienza di visione che sia per forza immensa quanto gli spazi sterminati mostrati dai piani lunghissimi di cui il film è costellato, ed esaltati dai colori cangianti della pellicola restaurata, o almeno quanto l’ambizione del regista di imbastire un racconto che sia allo stesso tempo celebrativo e nostalgico nei confronti del genere.

Se il western è considerato da molti come il genere cinematografico per eccellenza è proprio grazie alla sua funzione mitopoietica, alla capacità di imbastire racconti epici e generare figure mitologiche. In questo senso l’impronta di Sergio Leone resta un segno preponderante nella storia del cinema. Ogni inquadratura di C’era una volta il West è un’esaltazione degli elementi di messa in scena, siano essi persone, oggetti o scenografie.

Dagli strettissimi primi piani a sottolineare i volti dei personaggi sui quali è dipinto ogni tratto della loro storia passata, agli imponenti campi lunghi in grado ricreare paesaggi apparentemente infiniti, dalla gestione dei tempi abnormi e dilatati fino allo stremo, all’imprescindibile colonna sonora di Morricone che permea ogni scena, tutto ciò che viene presentato all’interno di questi film concorre alla creazione di universo mitologico che trova sullo schermo la sua ragione d’esistere.

È in opere come C’era una volta il West che il Cinema ritrova la sua funzione primordiale, quella di creatore di mondi inesistenti e di narratore di storie che altrimenti non potremmo vivere.