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“C’era una volta il West” e la funzione primordiale del cinema

Se il western è considerato da molti come il genere cinematografico per eccellenza è proprio grazie alla sua funzione mitopoietica, alla capacità di saper imbastire racconti epici e generare figure mitologiche. In questo senso l’impronta di Sergio Leone resta un segno preponderante nella storia del cinema. Ogni inquadratura di C’era una volta il West, è un’esaltazione degli elementi di messa in scena, siano essi persone, oggetti o scenografie. 

 

C’era una volta Sergio Leone: intervista a Sir Christopher Frayling

Deve proprio essersi sentito a casa, Sir Christopher Frayling, muovendosi tra i libri e i visitatori della biblioteca Renzo Renzi: lui, massimo esperto del cinema di Sergio Leone, esattamente in mezzo ai manifesti di Per un pugno di dollari e C’era una volta in America (rispettivamente secondo e ultimo film del regista romano), che spiccano sopra gli scaffali della Book Fair nella Cineteca bolognese. Del resto, un ospite della sua caratura non poteva mancare, nel giorno della proiezione in Piazza Maggiore di quello che – assieme a C’era una volta in America – resta impresso come il film più gravido d’epos del cinema leoniano: C’era una volta il West, ovviamente, di cui viene celebrato il cinquantesimo anniversario.

Leone, Morricone e il tema del West

Il contributo di Ennio Morricone è sempre stato un fattore di primaria importanza nel cinema di Leone: le sue musiche venivano scritte prima dell’inizio della lavorazione così da permettere al regista romano di utilizzarle durante i ciack, aiutando gli attori a entrare nel personaggio e nell’atmosfera della narrazione. Leone definiva il compositore, “il migliore sceneggiatore dei suoi film”, proprio perché capace di costruire temi differenti per ogni personaggio, stratificati e declinabili secondo le varie esigenze filmiche e che in qualche modo racchiudono in sé caratteristiche riconducibili ai personaggi e a tutto quello che questi vogliono simboleggiare.

“C’era una volta il West” tra Cinema e Sessantotto

Morricone è il co-autore del film: il tema di Jill è caratterizzato da un “andamento grandioso” ed esattamente come Jill (e l’America) guarda al futuro, al cambiamento, a una nuova forma. Quello di Armonica, invece, riguarda due personaggi (lo stesso Armonica e il villain Frank) ed è legato a doppio filo con il concetto di vendetta, si lega al passato, alla violenza gratuita ed ingiustificata che uomini come Frank hanno perpetrato sadicamente. Il terzo tema è quello di Cheyenne, più ironico e giocoso, così come è la natura del personaggio. Al brano è legato un aneddoto curioso: Morricone non riusciva a capire a fondo la natura del personaggio e tutto quello che componeva non soddisfaceva l’esigentissimo Leone il quale, per far comprendere precisamente al musicista cosa volesse, paragonò il bandito al Biagio del film Disney Lilli e il vagabondo. Solo in quel momento Morricone cominciò a comporre il leitmotiv del personaggio-simbolo di tutte le contraddizioni americane.