Scuola in mezzo al mare è un’associazione nata a Stromboli nel 2011 per sviluppare una rete di solidarietà sociale a sostegno dell’istruzione e della socializzazione. Poiché la scuola pubblica è l’unica agenzia formativa presente sull’isola ma al contempo non vi sono insegnanti residenti, un gruppo di volontari (perlopiù genitori) dedica del tempo all’educazione dei bambini isolani, che non hanno altre possibilità di trascorrere le giornate se non esplorando un territorio vuoto d’inverno e sovraffollato d’estate. Per superare i limiti imposti dall’isolamento e valorizzare comunque la qualità della vita garantita dall’isola, le mamme si prendono carico di una situazione dominata dalle forze della natura: basta un mare agitato per impedire l’arrivo dell’aliscafo – e quindi l’emarginazione – e la quotidianità stromboliana è qualcosa quasi d’inspiegabile a coloro che non vivono in quella terra sormontata dal vulcano.

Tutto è sospeso tra quel “forse domani arrivano le maestre” (da Lipari, presso il cui istituto i bambini sono formalmente iscritti) sospirato da una madre di fronte al maltempo e il “devono venire da fuori ad iscriversi!” che manifesta l’orgogliosa consapevolezza di una faticosa ed importante impresa titanica. Il documentario nasce proprio da questa esperienza: Gaia Russo Frattasi mette a frutto l’esperienza maturata con, tra gli altri, Vittorio De Seta, Ermanno Olmi e Giorgio Diritti (e con quest’ultimo condivide lo storico produttore, Simone Bachini, e il fonico Carlo Missidenti, qui impegnato come sound designer) e si cala, per un lungo periodo, nel quotidiano stromboliano delle stagioni più ardue.

Con l’empatica curiosità di una narratrice umanista, si lascia affascinare da immagini incisive come quelle dei bambini travestiti per Carnevale alle pendici del vulcano o gli epifanici arrivi dell’aliscafo. In più sa trasmettere il fatalismo di coloro cresciuti lontano dalle città (viste dai bambini come coacervi del peggio, troppo brulicanti anche perché “non ci sono i mercatini”) e che, pur conoscendo gli evidenti limiti della situazione, resistono in nome di una non sterile adesione al territorio. Anche chi decide di andare via sa non lo fa a cuor leggero: la scelta è tra la sicurezza di un futuro ordinario e precario e il progetto di uno alternativo e pionieristico. E un programma formativo che, peraltro, non dimentica di trasmettere i saperi della tradizione e dare la giusta attenzione al cinema attraverso – ovviamente – Roberto Rossellini.