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Two American Noir Films at Cinema Ritrovato 2018

Only five years apart, we get two noir movies intertwined with romance. While in In a Lonely Place we get a classic black and white noir, in the projection of Stahl’s fragile print we get to see the first film of the same genre to be shot in technicolor. The first is Leave Her to Heaven, in 1945. Richard and Ellen meet on a train. She’s reading his book and is caught by the man’s resemblance with her beloved father. They later find out that they are headed to the same destination and it only takes a few days for the two to get married. In In a lonely place, the neighbors Dixton and Laurel are the star crossed lovers. 

“In a Lonely Place”: un luogo dell’anima

Nicholas Ray, grazie alla superba interpretazione di Humphrey Bogart, mette in scena un personaggio ambiguo, del quale lo spettatore non saprà mai nulla fino in fondo, se non un’innata brutalità. Dixon è un personaggio in cerca di una stabilità risolutiva che però gli è costitutivamente preclusa. Non si tratta di un uomo alla ricerca di un’identità – che è invece ben definita, seppure scissa e anormale, tipica di chi soffre di un disturbo psicologico – bensì alla ricerca di una stabilità esterna capace di arginare i suoi feroci squilibri e di alleviare dolori ignoti di un ego violento. In a Lonely Place è un luogo dell’anima, dove ci si ritrova a fare i conti con se stessi, con i propri dubbi, i timori e le incertezze. 

“Il diritto di uccidere” di Nicholas Ray al Cinema Ritrovato 2018

La crudeltà di Ray ha di feroce soprattutto il disincanto nei confronti del mondo, rivelato non a caso attraverso il filtro di Hollywood. Oltre ad essere un capolavoro, Il diritto di uccidere è un meta-film – o se volete un film teorico – che ha per protagonista uno sceneggiatore alle prese con lo svogliato adattamento di un romanzo amoroso e con le indagini su un delitto che lo sfiora pericolosamente. Mai come qui non ci interessa fino in fondo sapere chi sia davvero l’assassino. Ciò che ci intriga davvero è capire perché, al di là degli alibi, mai non dovrebbe o potrebbe essere Humphrey Bogart. In sottotraccia c’è  il dramma di un ferito a morte (c’entrano i traumi postbellici? una delusione d’amore? oppure è solo incomunicabilità?) che si comporta in modo indecifrabile, mascherandosi dietro un sarcastico cinismo che vorrebbe mimetizzare un atroce dolore.