Archivio

filter_list Filtra l’archivio per:
label_outline Categorie
insert_invitation Anno
whatshot Argomenti
person Autore
remove_red_eye Visualizza come:
list Lista
view_module Anteprima

“Figli” e la terapia di gruppo poetica di Mattia Torre

Figli diventa il suggello di una certezza che avevamo già imparato a nutrire: le sceneggiature di Mattia Torre sono terapie di gruppo involontarie, che curano con risate amare gli spazi lasciati vuoti dalla società contemporanea, una società schizofrenica che ti fa sentire in colpa se decidi di non procreare, ti assilla con le mille aspettative da genitore perfetto, ma non contribuisce col benché minimo sostegno al carico psicologico, economico e sociale portato dalla genitorialità. Forse è per questo che gli spettatori del film riempiono la sala di grasse risate liberatorie, perché davanti ai testi impietosi di Mattia Torre siamo tutti consapevoli delle tragiche verità, in primis sociali, che esse radiografano impietosamente. 

L’incerto limbo di “Ride”

Restiamo quasi impassibili davanti allo scorrere del film, distaccati e confinati in un incerto limbo che ci abbandona in bilico tra un singhiozzo abortito e un sorriso appena accennato per via delle battute non sempre convincenti del copione. Un copione che, infine, avrebbe potuto essere interamente interpretato dallo stesso Mastandrea, al quale un merito va di certo riconosciuto: è stato capace di infondere il suo imprinting recitativo a tutti gli interpreti del film senza distinzione di sesso o età, tutti misurati e asciutti come lui, ironici nella sofferenza e sofferenti nell’ironia. Nel bene e nel male. Una ridondanza eccessiva per un primo film da regista, forse. Oppure una vera traccia di autorialità? Nell’incertezza attendiamo gli sviluppi di un talento che potrà forse meglio esprimersi al prossimo tentativo di regia.