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Xavier Dolan e l’affannosa ricerca di sé: “Matthias & Maxime”

Matthias & Maxime si apre sulla corsa in tapis roulant dei due protagonisti: chiara espressione metaforica del contenuto tematico e stilistico dell’intero film. L’ultima opera di Xavier Dolan è una corsa che mette in luce l’affanno provocato dalla ricerca di sé. Il percorso dei due amici verso la comprensione del reciproco sentimento che li lega è una corsa contro il tempo, scandita in capitoli che segnano l’inesorabile avvicinarsi dell’imminente partenza per Melbourne di Maxime. È proprio questo affanno che emerge dalle scelte stilistiche del regista canadese, che attraverso un uso sapientissimo del montaggio, un’attenta scelta delle inquadrature e un accurato studio del sonoro riesce a rendere alla perfezione la confusione emotiva dei due protagonisti.

“Matthias et Maxime” di Xavier Dolan al BFI London Film Festival 2019

Dolan ripropone i temi caratteristici del suo cinema, come la difficile relazione tra madre e figlio e la scoperta/accettazione della propria sessualità. Il suo è un film umano e sincero, che trasporta lo spettatore dentro alle emozioni vissute dai protagonisti. Questa volta Dolan preferisce immagini fortemente espressive ai lunghi dialoghi che caratterizzavano invece È solo la fine del mondo. Qui, il regista colloca i dialoghi nelle scene di gruppo, mentre riserva ai due protagonisti sequenze eleganti che lasciano intendere i loro stati d’animo. Ne è esempio la notevole scena in cui Matthias, a seguito del bacio con Maxime, si sfoga andando a nuotare. Ad un dialogo esplicativo tra i due, Dolan preferisce immagini silenziose, in cui l’unico suono percepibile è la musica extradiegetica.