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“The Northman” e la fotografia (dell’immaginario) di oggi

Si può ammirare The Northman per la capacità di iniettare in un revenge movie norreno le qualità migliori del regista, dal puntiglio antropologico al senso pittorico per la messa in scena della violenza; o si può, come chi scrive, ritenere che le esigenze del genere e quelle dell’Eggers-pensiero non trovino quasi mai una sintesi davvero efficace, fallendo specialmente nel tentativo di conciliare la compiaciuta bidimensionalità mitologica del secondo con l’impulso delle grandi narrazioni hollywoodiane verso la psicologia e il character building

“The Lighthouse” e il fascino dell’ignoto

Ancora non distribuito, The Lighthouse evidenzia un linguaggio allusivo ma al contempo mostrativo, spingendo lo sguardo dello spettatore a perdersi nelle trame di allucinazioni lovecraftiane, nella riesumazione di un immaginario tentacolare che si espande senza sosta nonostante il costrittivo formato in 4:3; tale impostazione linguistica fa sì che si possa andare oltre il suggestivo quadretto in bianco e nero ed esplorare un ignoto arcano e proteiforme. Robert Eggers guida lo spettatore tra un “liquido” sentire (le lacrime, l’acqua, i liquami tossici della cisterna, gli scaldabudella dei marinai) e un vedere “nebuloso” (l’oscurità, le presenze ammalianti oltre il buio, le misteriose creature marine), conferendo al film un’aura maledetta da dramma claustrale.