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“La bête” nella giungla del digitale

Se Coma era una lettera d’amore alla figlia isolata nella pandemia, La bête è un melodramma che nella ritualizzazione scenica di una casa ritrova la possibilità di un’intrusione, di un incontro gratuito con l’altro. Ma lo ritrova soprattutto nell’incontro dello spettatore con il corpo di Léa Seydoux, nel patimento per il suo scontro corporeo con la rimediazione digitale, uno scontro che supera epoche per darsi ancora come seme del desiderio.

“Coma” e l’angoscia per il futuro

Bertrand Bonello è tornato in sala, anche se in Italia per soli tre giorni, con un film coraggioso e originale. Coma si colloca alla fine di quella che il regista ha definito la “trilogia della giovinezza” dopo Nocturama e Zombi Child e riflette ancora una volta sul mondo lasciato alle giovani generazioni, annunciando, forse, la fine di un’epoca. Un film criptico, intelligente e pieno di spunti che senza moralismi affronta le angosce del presente.