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“Dogman” e la solitudine come separazione

In questo Dogman di Matteo Garrone, parabola di calore canino più che umano e isolamento, rabbia e desolazione, c’è qualcosa di terribilmente umano, tragico e delicato, angoscioso e umoristico. Non si tratta di suggestioni immediate, sono piuttosto la carne, il corpo mutilato e il volto esangue di Marcello Fonte a suggerircele, a formulare la disperata richiesta di aiuto e ascolto di un reietto; perché, d’altra parte, il suo status sarà questo, rimarrà immutato, qualsiasi cosa avrà intenzione di fare per redimersi. Spettatore inerme delle ferite inflittegli dagli altri (e alla fine da sé stesso), Marcello è un outsider dall’aria trasognata e a tratti comica, vive la periferia della Magliana ma, nel contempo, ne è fuori; non prende parola durante gli incontri con i negozianti del quartiere, collocandosi sempre un passo indietro, uno sguardo indietro. Legge i risvolti della realtà a partire da una posizione privilegiata, quella di prende le distanze da ciò che è per comprenderlo, o forse semplicemente osservarlo.

“Il racconto dei racconti – Tale of Tales”: dibattito critico

Le reazioni a Il racconto dei racconti – Tale of Tales di Matteo Garrone sono a dir poco contrastanti. Mentre a Cannes, il film del regista italiano si gioca le sue chances per i premi finali, in Italia divampa il dibattito critico sul film. In proiezione al cinema Lumière, l’opera viene analizzata, con diversi approcci e differenti giudizi, dai collaboratori di Cinefilia Ritrovata.