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“Blinded by the Light” e la poetica del Boss

Tratto dalla vera storia del fan Sarfraz Manzoor, figlio di pakistani immigrati a Leyton negli anni Ottanta, il film di Gurinder Chadha è un racconto di formazione il cui processo scaturisce dall’impatto con la musica del rocker, considerata dai giovani inglesi ormai desueta, ma capace ancora di ispirare ed emozionare il ragazzo, spronandolo a credere e lavorare ai propri sogni. Chadha è brava nel modellare la materia springsteeniana a favore della sua storia, con alcune scelte stilistiche azzeccate (la folgorazione di Javed all’ascolto di Dancing In the Dark e Promised Land o l’assolo di sax di Jungleland sul pestaggio del padre da parte dei naziskin) e altre più kitsch sullo stile di Bollywood (la serenata all’amata Eliza su Thunder Road o Born to Run cantata a squarciagola per le strade della cittadina inglese).

“Il palazzo del viceré” tra narrazione lineare e sottigliezza politica

India 1947. Dopo quasi 90 anni di colonizzazione britannica, atterra a Nuova Delhi quella designata come la famiglia degli ultimi Viceré: i Mountbatten. Grazie all’azione del Partito del Congresso Nazionale Indiano e del Mahatma Gandhi i tempi sono ormai maturi, sta per arrivare la tanto agognata indipendenza. Ma, attenzione,  “La storia è scritta dai vincitori”, ammonisce il cartello che segna l’incipit del nuovo film di Gurinder Chadha (la regista britannica di origini indiane, già nota al grande pubblico per Sognando Beckham), Il palazzo del viceré: un’opera epica, scenograficamente scintillante e politicamente sottile.