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Cinema livido e stile senza filtri. “I giganti” di Bonifacio Angius

L’asso nella manica de I giganti è certamente la sua matrice di film postmoderno, capace di mescolare più generi in modo inconsueto e innovativo. I giganti (come forse tutto il cinema di Bonifacio Angius) è postmoderno, perché ha il talento di rielaborare, con estrema naturalezza, un patrimonio culturale, letterario, televisivo e soprattutto cinematografico precedente. È per questo che dal primo fotogramma anche lo spettatore meno competente si accorge dei chiari riferimenti all’immaginario, alla grammatica e soprattutto all’architettura visiva e narrativa del genere western.

“Ovunque proteggimi” e il cinema popolare d’autore

Ovunque proteggimi è un film sui perdenti, sui rinnegati, sugli inetti a vivere secondo regole prestabilite da altri, che per un attimo, apre uno squarcio di luce fra le tenebre dei volti dei suoi protagonisti con un piccolo grande gesto di ribellione. Un gesto umano ed amorevole, che, chissà perchè, ci fa tornare in mente le parole del sindaco Lucano davanti al suo caso di “ingiustizia”. Del resto così come Mimmo Lucano aveva fabbricato da sè la sua soluzione al problema immigrazione, anche il film di Angius è un film che sa tanto di autore, per il fatto di esser un film “nato in casa”, con attori che fanno parte della sua stessa famiglia (la compagna, il migliore amico, il figlio) e che non a caso recitano con il loro nome di battesimo, come a testimoniare lo stretto rapporto di simbiosi fra maschera e personaggio, una interpretazione così autentica da far sembrare quasi del tutto assente la (ottima) sceneggiatura.

“Perfidia”: le pieghe nascoste della violenza

Bonifacio Angius, alla seconda prova dopo il mediometraggio Sa Gràscia (2011), presenta Perfidia, l’unico film italiano della 67° edizione del Festival di Locarno. Dopo un acclamato percorso tra i festival, il film arriva finalmente alla distribuzione nelle sale (e anche in sala al Lumière).