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“Gli indifferenti” e lo spaesamento delle epoche

Com’è ovvio vista la distanza ormai quasi secolare che la separa dal romanzo, la nuova versione di Leonardo Guerra Seragnoli opera una più decisa ri-attualizzazione delle dinamiche borghesi narrate da Moravia. Apparentemente in contrasto con questo assunto, la scelta di non stravolgere più di tanto il testo originale denuncia da una parte l’allineamento alla fiducia dello stesso autore nella trasversalità del suo potere di disamina sociale, dall’altra – quasi a conferma della natura bifronte di questo classico del nostro novecento – è indizio decisivo della volontà da parte degli autori di porre in parallelo le classi agiate di due epoche lontane, tanto imparagonabili quanto accomunate da uno stesso frastornante, sismico senso di spaesamento.

“Doppio amore” e l’incarnazione del desiderio

Marine Vacth è l’incarnazione del desiderio. Lo è da sempre, per François Ozon; per cui tutto ruota intorno al corpo e alla corporeità, fin dalla timida e inquieta ripresa iniziale di Giovane e bella, seguendola su una spiaggia in riva al mare come Rohmer in La collezionista e in cui è il fratellino a osservarla da lontano, per poi spostarsi e affacciarsi guardingo sulla soglia della sua camera da letto. Un ruolo, quello di Isabelle, che sembra appositamente costruito sulla sinuosità delle forme della Vacth, sul taglio spigoloso del suo volto e uno sguardo carico di delicata lascivia, quasi angelica, divina. Frigida e sensuale come la Deneuve tra Repulsion e Buñuel, è come se Isabelle interpretasse la parabola di una meno nota “eroina” moraviana, la Desideria – non a caso – di La vita interiore, uno dei romanzi più sovversivi dello scrittore romano, inusuale ed estrema, per il periodo storico-culturale, gli anni ’70, ma sottilissima analisi dell’erotismo femminile.