Davide De Marco
L’inquietudine della varietà. Un bilancio del Far East Film Festival 2025
Dalle scazzottate tra i grattacieli di Hong Kong del The Prosecutor di Donnie Yen fino ai ritmi ponderati di Teki Cometh del maestro giapponese Yoshida Daihachi, la ventisettesima edizione del Far East Film Festival di Udine, ha offerto uno spaccato estremamente eterogeneo del cinema dell’estremo oriente. Come ogni anno il festival è un’oasi per i film di genere, dagli horror, agli action, fino agli yakuza movie, dai prodotti più commerciali, fino a lavori marcatamente autoriali, senza contare i numerosi restauri.
“Cloud” e la schizofrenia della contemporaneità
Seppur non sia il miglior film del regista giapponese, per una piattezza formale e di sostanza che non appartiene a capolavori del calibro di Tokyo sonata o lo stesso Kairo, Cloud ha il merito di riprodurre efficacemente la schizofrenia della contemporaneità. Di fronte ad un mondo in cui il senso di fine si fa sempre più ingombrante, Kurosawa mostra come l’umanità si sia chiusa in se stessa, atomizzandosi, sempre alla ricerca di un nemico su cui scaricare la propria rabbia.