Pier Giovanni Adamo
“Il manoscritto ritrovato a Saragozza” opera-mondo debordante
Tutti i nodi del Manoscritto, con ambientazioni, costumi, dialoghi che ripetendosi si inseguono in un gioco di specchi deformanti alludono allo stesso dualismo, quello tra l’infinito e la morte. Perché questa affabulazione interminabile che dai personaggi si dipana per avvolgersi intorno al loro (e al nostro) mondo è anzitutto la più antica tecnica inventata dagli uomini per allontanare il confronto con la loro finitudine. Il film è un’ironica apologia della menzogna di fronte al rischio della morte, che si manifesta nell’ossessione figurativa per i cadaveri e i teschi.
“Nubi fluttuanti” tra presente e passato
Vicino a una donna e un uomo, i cui giorni felici risalgono a un fuggevole amore in Indocina durante la guerra, Naruse si ferma, scartando poi di lato, mettendosi dietro di loro, per sorprendere sui volti dei due protagonisti – soprattutto di Hideko Takamine, un’attrice destinata alla sfumatura – certi fremiti di impazienza e incomprensione che potrebbero appartenere solo a due ignoti superstiti di un naufragio, riconosciutisi per caso in una strada di periferia.