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“Le due sorelle” 50 anni fa

Nel 1973 De Palma girò Le due sorelle, thriller al femminile e horror psicologico che anticipa molti elementi tematici e alcuni stilemi del suo cinema immediatamente successivo: le morbosità familiari di Complesso di colpa, la paura della sessualità femminile in Carrie, lo split screen inimitabile di Blow Out, lo sdoppiamento patologico in Dressed to Kill, e ancora il dichiarato voyeurismo della soggettiva, i colpi di scena suggeriti dai giochi d’ombre e le ossessioni private di tanti suoi personaggi a venire.

Speciale “The Whale” I – L’empatia perversa

The Whale rivela una forza inattesa, perché dimostra di avere qualcosa di più e qualcosa di meno rispetto a quello cui il regista newyorchese ha abituato il pubblico. Quel che ha di meno è la riduzione dell’elemento visionario che spesso risulta ingombrante in Aronofsky, e qui invece compare nel finale in una declinazione giustamente enigmatica. Quel che ha di più è il coraggio di ammettere, sin dalla limitatezza dei movimenti di macchina e dalla fotografia uggiosa, la volontà di essere onesto a costo di essere sgradevole.

“Marcel the Shell” e lo spirito inorganico della conchiglia

Tra diario domestico delle solitudini pandemiche e favola morale in formato ridotto, Marcel the Shell si finge un documentario sulla convivenza tra il regista, fresco di separazione dalla moglie, e due occhiute conchiglie con le scarpe, il buffo, determinato e canterino Marcel e l’assennata nonna Connie, cui presta la voce Isabella Rossellini, bruscamente separati due anni prima dalla famiglia e dalla “comunità” (è proprio il termine usato da Marcel) di appartenenza, composta da quegli esemplari che chiunque potrebbe incontrare tra la polvere sotto il proprio mobilio, o – suggerisce il film – nel cassetto dei calzini.

Speciale Park Chan-wook – “Decision to Leave” e l’esperienza del déjà vu

Come per il picco della montagna da cui è caduto il marito di Song Seo-rae, che ha lo stesso profilo del mucchio di sabbia abbattuto dall’alta marea nel finale, in certe inquadrature fintamente neutre Park dissemina indizi per la soluzione dell’indagine e soprattutto segnali dell’inganno amoroso che tornano nelle scene più cariche di pathos, riportando Decision to Leave ai temi fondamentali della sua filmografia: l’artificio sistematico della vita, l’illusione imprescindibile al sentimento, la necessità di non sapere e l’impossibilità di non chiedere.

“Babylon” speciale IV – Le stelle fredde

Il quinto, rutilante lungometraggio di Damien Chazelle non lascia spazio a vuoti o silenzi di sorta, quasi temesse di ricavarne ansia o, più banalmente, il regista non sapesse come gestirli, trascinato com’è dall’ambizione di saturare al massimo grado ogni fotogramma. Chazelle ha confezionato un film tumultuoso e affollatissimo di personaggi eventi rumori spesso ripresi da vecchie pellicole, una fiera delle vanità extra-large di oltre tre ore.

“Aftersun” e la memoria intermittente

È difficile spiegare a chi non le ha mai provate certe cose tanto semplici quanto irripetibili: stendersi sopra un grande tappeto di lana, giocare a biliardo con ragazzi più grandi, mangiare l’ultimo cucchiaino del gelato di qualcun altro, fumare una sigaretta su un balcone di notte, spalmare la crema solare sulla schiena di una persona che ami. O ancora, un tuffo. Di cose e momenti come questi è fatto Aftersun, l’esordio di Charlotte Wells.