Bologna non esiste, resiste! La docufiction This Is Bologna, opera di Lucio Apolito e Alvise Renzini, narra i luoghi del capoluogo emiliano che sono destinati a sparire… oppure no? Negozi di barbieri, cinema a luci rosse e locali di musica punk, consapevoli del fato avverso, tentano comunque di sopravvivere mentre la città cambia intorno a loro. Anche il Molise, quella piccola regione di cui molti mettono da sempre in dubbio l’esistenza, manifesta con forza il suo essere reale – e soprattutto vivo. Luigi Grispello, come i colleghi bolognesi, nel documentario Molise tropico felice presenta al pubblico quei paesini (e quelle tradizioni) che ai nostri occhi non hanno futuro, ma che, per chi li vive, sono semplicemente immortali.
I due lungometraggi, presentati in anteprima mondiale durante la diciannovesima edizione di Biografilm, sono molto vicini tematicamente, ma adottano un punto di vista diametralmente opposto; da un lato il racconto ha toni nostalgici, mentre dall’altro sottolinea la persistenza di chi vive i luoghi mostrati sul grande schermo.
This Is Bologna sviluppa una narrazione ironica e dissacrante – grazie al voice over di Olga Durano – di una città scomparsa o quasi. Apolito e Renzini mettono in scena i templi dedicati al culto del passato e intervistano quelli che, devoti al paganesimo delle VHS e appartenenti alla setta dei radioamatori, rimangono ancorati al ricordo dei tempi che furono e che non saranno mai più. Al contrario, l’obiettivo di Molise tropico felice è quello di sottolineare la presenza e permanenza della tradizione: i protagonisti del documentario diretto da Grispello, raccontano con orgoglio la propria vita tra le colline e i villaggi semiabbandonati.
Lo stesso film, attraverso impiego di found footage e grafiche, non fa altro che esaltare il fascino di questi luoghi. Entrambi i lavori esprimono un’opinione sul turismo – anche in questo caso contraria. Se This Is Bologna si dichiara contro la turistificazione di Bologna, che ha ridotto la città medievale a parco divertimenti, Molise tropico felice invita la scoperta di questa terra dedicando parte del documentario anche ai festival di urban art che prendono luogo in paesi fantasma per riportarli nella contemporaneità.
Queste due opere, programmate a un giorno di distanza l’una dall’altra, rappresentano due spaccati molto differenti del Bel Paese, anche stilisticamente parlando. Sia Bologna che il Molise vivono ancorati a un passato non troppo lontano, ma se la regione meridionale non vuole abbandonare la propria essenza, il capoluogo emiliano ormai rinnega quello che è stato in favore di trenini turistici e parrucchieri unisex. Entrambi i documentari mettono in mostra il bello di questi luoghi, ma soprattutto il bello di viverli (e non semplicemente abitarli); lo fanno, in un caso, con la struttura episodica, e, nell’altro, con il formato talking heads.
This Is Bologna fa sorridere, non necessariamente con amarezza. Molise troppo felice, invece, è una presa di coscienza.