“Il film è ambientato in un momento storico preciso (tra gli anni Sessanta e Novanta), per trasmettere emozioni e informazioni in modo avvincente e non didascalico ma anche per utilizzare il passato come specchio del presente”.

Con queste parole l’autore Francesco Patierno commenta la sua ultima fatica, presentata a Venezia nella nuova sezione Sconfini. Il passato come specchio del presente. Ci troviamo in un momento storico in cui conosciamo il fenomeno camorristico, grazie alle rappresentazioni e ai racconti di autori come Roberto Saviano (ma non solo) i quali ci guidano in quel sistema che attanaglia Napoli e l’Italia tutta, raccontando dei clan e delle paranze dei bambini. Ed è proprio dai primi crimini dei ragazzini delle paranze che comincia il lavoro di Patierno ponendosi l’obiettivo di illustrare attraverso un ottimo lavoro di montaggio da dove è nata e come si è sviluppata la Camorra per come la conosciamo oggi.

Le preziosissime immagini provenienti dalle Teche Rai riguardano l’arco temporale che va dagli anni ’60 agli anni ’90, trentennio  in cui la criminalità partenopea, grazie anche alla permanenza di boss siciliani nelle carceri campane, impara la lezione di Cosa Nostra e comincia a divenire solida e unitaria, fino alla consacrazione definitiva che avverrà con l’avvento di Raffaele Cutolo, o’ Professore, e la sua NCO, la Nuova Camorra Organizzata, associazione che dava una bandiera sotto la quale ripararsi a tanti criminali altrimenti allo sbaraglio.  Le interviste a questo capo carismatico, spietato, ma ben istruito, dalle risposte pungenti, e provocatorie, figura rara nel mondo criminale, ricoprono un ruolo centrale nell’economia filmica.

Camorra si pone come ideale continuazione del precedente Napoli 44 (2016) proseguendo il percorso storico di una città in cui la povertà, la fame e l’assenza delle Istituzioni sono state vivaio di criminali tra i più feroci al mondo. E come spesso accade la semplicità, l’assenza di filtri e la brutale onestà dei bambini diventa la maniera più efficace di spiegare la genesi di tal fenomeno. In chiusura non poteva mancare l’urlo del popolo, di una meravigliosa città abbandonata a sé stessa e vittima dei propri crimini.

Un lavoro duro e importante, un racconto storiografico sulla “Camorra prima di Gomorra” accompagnato dalle musiche di Meg, autrice partenopea, ex voce dei 99 Posse, che canta dell’amore verso Napoli e della tragica disperazione che questa città si porta dentro.