Napoli è lo sfondo di amori tormentati, inganni e drammi. Napoli è teatro di processioni, feste patronali, è il cuore e il calore di una madre che farebbe di tutto per il proprio figlio, perso per sempre nelle spire di un amore malato e non corrisposto. Napoli è la città adottiva di Elvira Notari, prima regista donna italiana, e dei suoi film, per la maggior parte andati perduti e un giorno, sperabilmente, ritrovati.

E’ Piccerella (1922) è un dramma passionale in cui non esiste lieto fine per nessuno, tutto per l’instancabile bisogno di libertà di Margaretella, ragazzina bisognosa di attenzioni materiali e amore carnale; Margaretella non vuole un uomo stabile: sciupa, straccia gli uomini e li cambia come gli scialli nel suo armadio. Margaretella sembra godere della lenta e dolorosa distruzione di un uomo: non si dispera se il suo “fidanzato” e il suo amante lottano e impugnano le armi per lei, assiste impassibile senza fiatare o chiamare soccorso. Come potrebbe altrimenti? E’ ancora piccerella, una bambina, appunto, che dell’amore vero non sa nulla, se non che un giorno sarà promessa sposa di uno sconosciuto e che solo allora sarà costretta a mettere la testa a posto. L’estrema libertà di consumare l’anima dell’ennesimo spasimante Tore porterà a mietere tre vittime: la madre di Tore, distrutta dal dolore nel vedere il primogenito consumato dalla cattiveria di Margaretella, Tore perdutamente innamorato di un amore inconsistente e senza ritorno e Margaretella stessa, uccisa per mano di Tore, impazzito, durante una parata religiosa. Non c’è pietà, solo un ineluttabile declino verso un gesto estremo coronato dalla pazzia e dall’eterna allucinazione di Margaretella, ancora lì, stabile e presente nella mente di Tore dopo essere stato incarcerato.

Tore, dopo aver conosciuto la donna che gli rovinerà per sempre l’esistenza, inizia una completa trasformazione che lo porta a diventare disumano: ruba i gioielli di famiglia per donarli a Margaretella, spende tutti i soldi rimasti seppur indebitato, rinnega la madre e il fratello più piccolo addossandolo di tutte le responsabilità che invece gli spetterebbero, uccide e infine annega nella propria pazzia.

Napoli intanto osserva. Paradossalmente fa festa, canta, celebra: laggiù la vita va comunque avanti e tra un carnevale e l’altro Tore passeggia sul lungomare, rimugina, sbarra gli occhi, va da Margaretella e consuma il dramma, forse più violento dell’omicidio stesso, strappandole i vestiti durante una festa davanti a centinaia di presenti, fermandosi in tempo prima di poter compiere di peggio. Napoli è gioco, spensieratezza, musica, fuochi d’artificio, colore, ma tra i suoi vicoli nasconde anche il lato sporco e oscuro della libertà. E con questo Napoli preferisce tacere.