"Per la mia vita che/È tutto quello che ho/È tutto quello che io ho e non è ancora/Finita".

Su queste parole, cantate da Giovanni Lindo Ferretti (CCCP – Fedeli alla linea) nel brano Annarella, si conclude il film Le favolose di Roberta Torre; il lungometraggio è stato proiettato alla diciannovesima edizione di Biografilm all’interno di una minirassegna incentrata sulla regista, premiata durante la manifestazione con il Celebration of Lives Award 2023 (riconoscimento che il direttivo del festival assegna ai grandi narratori della realtà contemporanea).

Proprio come il premio vinto dalla Torre suggerisce, Le favolose celebra la vita delle proprie protagoniste, ma non solo; è un’ode a chi estromesso dalla società e a chi non si è visto riconoscere la propria identità neanche in punto di morte, è un ricordo affettuoso di chi in questi anni ha lottato contro i demoni – reali o personali – pur di proteggere il bene più prezioso: la vita, quella che una persona si crea e decide di vivere secondo le proprie regole… proprio come in Annarella.

Le favolose, ultimo film proposto all’interno della rassegna, rappresenta una sintesi di tutto il precedente lavoro della regista. Racconta con amore e rispetto la vita di sette donne (Porpora Marcasciano, Nicole De Leo, Mizia Ciulini, Antonia Iaia, Sandeh Veet, Sofia Mehiel, Massimina Lizzeri) coraggiose e forti, che hanno lottato per essere liberamente loro stesse, e lo fa esaltando la loro fisicità e lasciandogli lo spazio e il tempo di rivelare e condividere con il pubblico il proprio io.

Vivere la vita secondo le proprie regole e proteggere la propria libertà sono temi che riaffiorano in tutta la filmografia della regista milanese; i titoli scelti per costituire questa retrospettiva si sviluppano nell’universo sognante che il suo stile cinematografico crea: la sua regia alimenta la sospensione dell’incredulità, i suoi film sono illusioni infrangibili.

Nel cinema di Roberta Torre si riconosce un’atmosfera fiabesca per quanto riguarda la messa in scena e la caratterizzazione dei personaggi: elementi fantasiosi, personalità sui generis, ambientazioni tanto vere quanto surreali e racconti che si sviluppano sul labile confine tra realtà e finzione.

Ne sono un chiaro esempio Riccardo va all’inferno (2017) e Zia Enza è in partenza (1992); il primo racconta la lotta per il potere tra “il principe” Riccardo e i suoi fratelli, mentre il secondo – un cortometraggio – parla dei fantasmi che aleggiano su Poggioreale. La notte quando è morto Pasolini (2009) non è un semplice documentario, ma la ricerca di un contatto emotivamente profondo tra l’intervistato e l’intervistatore (e di conseguenza il pubblico). Con occhi diversi (2011), invece, è il video realizzato da Roberta Torre per il Sicilia Queer FilmFest in cui la telecamera inneggia alla potenza e bellezza dei corpi al di là dei generi.

Quello di Roberta Torre è un cinema tanto poetico quanto politico, fa emozionare e, soprattutto in questo caso, fa sorridere.