L’ultimo giorno di Cinema Ritrovato si conclude con l’ultimo film muto della carriera di Buster Keaton prima di passare definitivamente al sonoro con un piccolo ruolo in Hollywood che canta (Charles F. Reisner, 1929). In Io…e l’amore Keaton si trova pronto all’innovazione tecnica e culturale che il mezzo cinematografico impone e che lascia indietro parecchie personalità dello star system che non accettano di buon grado un cambiamento così drastico della loro arte. Keaton accoglie con entusiasmo la novità del sonoro (lo stesso entusiasmo lo dimostra anni dopo con l’avvento della televisione), proponendo alla Metro-Goldwyn-Mayer di far sì che proprio Io…e l’amore potesse diventare il suo primo talkie. Per contro, la MGM rifiuta la richiesta, non avendo ancora i mezzi necessari per una produzione che avrebbe solo incrementato ulteriormente i costi di lavorazione.

Ampiamente pubblicizzato da Variety come “il primissimo film di Buster Keaton con i dialoghi e il parlato”, nella realtà dei fatti Io…e l’amore è destinato già dalla pre-produzione a rimanere senza dialoghi, nonostante esistano delle versioni accompagnate da una colonna sonora e da effetti speciali quali applausi e risate inseriti in alcune scene del film.

Io…e l’amore rimane l’ultimo grande capolavoro di cinema e comicità di Buster Keaton. Il sonoro lo trae in inganno e lo allontana definitivamente dal modo di fare cinema a cui era abituato fino a pochi anni prima. Incomprensioni con la MGM lo portano a non essere più nemmeno preso in considerazione e a rimanere relegato a ruoli macchiettistici perdendo tutte quelle libertà decisionali a cui era abituato. Inizia così il declino della carriera di Keaton alternata da problemi di alcolismo e frequenti flirt con tante colleghe, declino che viene ricordato da Keaton stesso come uno dei più bui della sua vita e da cui saprà rialzarsi, adeguandosi ai nuovi prodotti e ai nuovi costumi che esige il flusso del cinema.

La lavorazione di un film così complesso è da considerare anche grazie alla sceneggiatura scritta da Keaton, Ed Sedgwick, Lew Lipton e Ernest Pagano, per la prima volta in quindici anni completa e non una sorta di canovaccio da seguire per volere dell’ispirazione sul momento. Anche la regia sembra più disinvolta, con frequenti usi delle carrellate laterali e a precedere, segno di un ulteriore passo avanti di un metodo che verrà adottato a partire dall’inizio degli anni Trenta.

L’ultimo Buster Keaton dell’era del muto viene così riassunto da Film Daily nel 1929: “In una delle sue gag, Keaton è così originale e così spaventosamente divertente che il pubblico del Capitol si è lasciato andare ad un applauso spontaneo”. Chi scrive conferma che questo è accaduto anche nel 2020 al Teatro Comunale di Bologna, novantuno anni dopo con un pubblico diverso, ma con la stessa identica, genuina reazione.