L’inizio e la fine della carriera di Judy Garland, al secolo Frances Ethel Gumm, diventata con Il mago di Oz una star di prima grandezza e morta a soli quarantasette anni, consumata dall’abuso di alcol e pasticche. Il biopic Judy, presentato alla Festa del cinema di Roma, si muove tra questi due piani temporali, raccontando l’inizio del sogno, l’incubo che nascondeva e i suoi effetti distruttivi sulla vita della protagonista. Siamo nel 1968, e la Garland, quattro divorzi alle spalle – tra cui quello con il regista Vincente Minnelli, padre di Liza – si ritrova senza soldi e senza casa ed è costretta ad accettare una tournée di concerti nei teatri londinesi per poter rivendicare l’affido dei figli. Sono gli ultimi mesi della sua esistenza, i più difficili, schiacciati dalla cirrosi epatica, dalle dipendenze e dai fantasmi del passato.

I segni della sofferenza si leggono sul volto tirato e sul corpo sempre più magro e curvo dell’attrice che la interpreta, una Renée Zellweger che punta all’Oscar e si cala nella parte con coraggio, senza eccessi di trucco e parrucco, cantando personalmente tutte le canzoni. La BBC Film non è nuova alle biografie sulle grandi stelle del cinema, a cominciare da Marylin (2011) con Michelle Williams fino al recente Stanlio & Ollio. L’idea vincente che le accomuna è quella di concentrarsi su un momento ben preciso della vita dei protagonisti, avvicinati sul viale del tramonto, al tempo dei bilanci dolorosi e inevitabili. Judy si colloca perfettamente accanto ai suoi predecessori anche se non raggiunge la stessa misura del film sui due comici del muto, causa una sceneggiatura che non riesce ad evitare le trappole del patetico, soprattutto sul finale. Riesce però a raccontare bene il dramma personale, terribile e inquietante, di una vita immolata sull’altare del sogno della Hollywood classica, scintillante e fasullo come la strada dorata che conduce alla città di smeraldo.

Hollywood e morte sembrano andare di pari passo. Il mostro di questa storia è il famigerato Louis B. Mayer, capo della MGM e vero orco che incombe sui sogni della Judy bambina. Costretta a ritmi di lavoro terribili e riempita di pillole per mantenere la linea, per svegliarsi, per dormire, la Garland deve rinunciare alla sua adolescenza per essere l’adolescente di tutti. Quest’infanzia di plastica, dove anche il suo compleanno è un set fotografico con comparse come invitati e una torta che è solo un oggetto di scena, riappare frammentata nei flashback, nei ricordi, negli incubi della Judy adulta, impegnata a combattere una disperata battaglia contro sé stessa che, lo sa già, non potrà mai vincere.