La Fête espagnole è un progetto in eterno divenire più volte presentato durante il Cinema Ritrovato sempre in veste rinnovata e più completa ma allo stesso tempo molto lontana da quella originaria. La particolarità di questa pellicola deriva dall’unire due grandissimi sperimentatori e teorici di cinema: Germaine Dulac, qui alla regia, e Louis Delluc, autore della sceneggiatura originale. Punto di raccordo si trova nell’attrice protagonista, Ève Francis, protagonista e moglie dello stesso Delluc. Come suggerisce il titolo la storia si svolge in Spagna durante una festa indiavolata per le vie della città.
Proprio su questo sfondo si intrecceranno le vicende che riguardano la protagonista, Soledad, amata alla follia da due amici disposti a uccidersi pur di averla. Mentre scoppia il combattimento mortale tra i due innamorati, Soledad ha scelto un terzo incomodo, il giovane Juanito che la porterà poi a casa tra le sue braccia, scavalcando noncurante i cadaveri dei due litiganti ormai defunti. L’ultima scena, giuntaci con una splendida colorazione originale, ci mostra da lontano la casa di Soledad, con a terra i corpi dei due contendenti ormai senza vita e la luce della stanza da letto che si accende ad indicare che l’amore sta nascendo dove la vita di due amici si è spenta. Subito mi è allora tornata alla mente la ballata dell’amore cieco di De André ma, qui, a Soledad resta qualcosa ben più grande del sangue secco delle vene dell’amante.
Quello che mi ha sempre colpito di questa canzone è lo stacco tra musica e testo: se non capissimo le parole saremmo convinti di sentire una canzone allegra e sicuramente chiunque non capisca l’italiano avrà proprio questa percezione. La Fête espagnole mi ha dato la stessa sensazione, vi è un’atmosfera allegra e festosa, la protagonista è felice, balla ed è innamorata, ma il dramma e il sangue versato hanno lo stesso effetto stridente del testo della canzone. A rendere ancora più acre la vicenda si aggiunge il fatto che la morte dei due giovani risulti inutile perché ignorata da Soledad che ha proseguito felicemente la sua esistenza.