Sette scrittori nati in quegli anni Ottanta descritti in modo ancora indimenticabile da Pier Vittorio Tondelli rileggono, una a testa, le sette opere dello scrittore di Correggio sullo sfondo di sette città diverse, aiutati dai due ottimi attori Lorenzo Balducci e Tobia De Angelis che interpretano le pagine più celebri. Si capisce, quindi, perché Andrea Adriatico e gli sceneggiatori Stefano Casi e Grazia Verasani descrivano il loro documentario come un “road doc movie”, una definizione che mi porta immediatamente quella voglia di “Autobahn” per andare verso nord “quando sale la scoglionatura” e di mettermi in viaggio in una “notte raminga e fuggitiva … a spolmonare quel che ho dentro”, lasciando che “le storie riempiano la testa”.

Il modo migliore di vedere il documentario di Adriatico è proprio questo: lasciare che le storie raccontate nei libri di Tondelli ci riempiano la testa. I sette libri dello scrittore gay emiliano morto di AIDS nel 1991 di storie ne raccontano davvero tante, attraversando milieu sociali e generi letterari diversi, ripercorsi in ordine cronologico da La solitudine è questa. Dalla marginalità di Altri libertini (1980), successo e scandalo, sequestrato dalla magistratura dell’Aquila, prima città del documentario, alla omosessualizzazione della caserma di Orvieto in Pao Pao (1982), dal romanzo polifonico a sfondo giallo di Rimini (1985) ai saggi raccolti in Un weekend postmoderno (1990), un volume enciclopedico degli interessi di Tondelli per viaggi, città, cinema, musica e letteratura.

Dopo il vasto successo di pubblico di Rimini, la scrittura di Tondelli diventa più intima e riflessiva con il volume a tiratura limitata Biglietti agli amici (1986), inizialmente concepito per una cerchia ristretta di conoscenti, seguito dalla profonda riflessione sulla coppia, sulla malattia e sulla morte di Camere separate (1989) tra l’Italia e Berlino. La solitudine è questa dedica anche un capitolo a Dinner Party (1984), unica opera teatrale dello scrittore sulla borghesia della “Milano da bere”, premiata nel 1985 al Premio Riccione-Ater, ma raramente rappresentata.

Proprio questo segmento, in cui ci guida Paolo Di Paolo, e i due su Un weekend postmoderno e Camere separate, commentati rispettivamente da Claudia Durastanti e Jonathan Bazzi, rappresentano sicuramente la parte più convincente e originale del documentario di Adriatico. A chi appartiene la vita di un artista? Una conversione può cambiare il senso di una vita? Finalmente, in questi tre capitoli vengono messe in discussione le stereotipate costruzioni critiche di Tondelli, egemoniche da trent’anni a questa parte e frutto anche di una esclusiva lettura a ritroso del riavvicinamento alla religione in punto di morte, come spiega pacatamente ma con sicurezza Bazzi.

Dal libertino redento nella sofferenza e nel cammino verso la conversione allo scrittore generazionale e di colore locale, Tondelli è stato ingabbiato in etichette comode e rassicuranti. Il contrario della sua scrittura fluida e de-localizzante, capace di trascendere luoghi e tempi, e di mettersi in contatto non solo con la via Emilia o con una determinata generazione, ma con chi “sente di stare al mondo nella giovinezza”, dando voce ad una rappresentazione del corpo, anche omosessuale, nel desiderio e nella malattia.

Altre parti del documentario, come le affermazioni sulla mancanza di soggettività da parte dei personaggi di Altri libertini, meritavano maggior approfondimento critico, e, per rendere giustizia all’opera di Tondelli come scopritore di scrittori, spazio poteva essere dato anche a generazioni precedenti quella dei nati negli anni '80 e che avevano effettivamente avuto modo di conoscere Tondelli. Inoltre, sarebbe anche importante confrontarsi con quella parte di comunità gay che rimane critica verso l’opera di Tondelli.

Questi punti, tuttavia, non mettono in discussione l’importanza del documentario di Adriatico che si auspica possa essere un primo passo per tirare fuori Pier Vittorio Tondelli dalla sicura solitudine del suo archivio e restituirgli quella contraddittorietà che lo rende vitale ancora oggi.