I boss della Toei Company, per cui Tomu Uchida girò nel 1964 anche questo suo penultimo film, non speravano in un successo internazionale. A frenarli era la doppia difficoltà di un racconto con salde radici nella tradizione orale, filmica e teatrale giapponese ma insieme colmo di uno sperimentalismo che per molti versi sorvola quello di un epoca già tanto audace. A quanto sembra sbagliavano, o almeno, la critica europea non mancò di riconoscere la grandezza di quest'opera e a Venezia La volpe folle fu insignito del Leone d'oro; per questo, sollevati di poter in qualche mondo familiarizzare con un oggetto per certi versi ancor più alieno oggi di quanto non fosse allora, a 56 anni di distanza possiamo parlare di ritorno a casa.

Non si è esagerato in fase di presentazione. La multimedialità compressa nell'alveo mostruosamente dilatato di una sola forma d'arte è unica. A un certo punto si smette di cercare la "forma" del film e ci si rassegna a chiedersi cosa mai potrà venire dopo. Fra un prologo con voce narrante su sfondo di fiammeggianti pitture ad olio e il finale in cui un fuoco fatuo tirato da fili come una marionetta guizza in un campo di maggese succede letteralmente di tutto: scenografie semoventi, squarci di cappa e spada a cavallo, una danza Kabuki su di un palco rotante contro un cielo color zafferano, maschere che cadono sparendo come inghiottite dalla manica di un prestigiatore e perfino intere sequenze animate dovute alla costola "animation" del colosso giapponese.

Altrettanto ingombro di suggestioni del suo tempo (dall'emancipazione sessuale al tema più volte affrontato della crisi di potere), il film trova in un simile imponente apparato le risorse per mediare fra tali vibrazioni e l'inesauribile riserva di forme del racconto fantastico. In un caso analogo come il primo episodio di Sogni (1990) di Kurosawa, in cui un bambino è invitato a commettere seppuku per aver profanato le nozze dei demoni-volpe, l'impressione era che il soprannaturale procedesse in modo armonico - per quanto misterioso - dal naturale (l'acqua, la foresta, il silenzio). La volpe folle è una scaturigine originaria, un apologo di statura classica sulla natura sovversiva e demoniaca dell'amore che fiorisce in maniera incontrollata prendendo le mosse nientemeno che dalla scomparsa della pergamena in cui sta scritto il segreto dell'equilibrio universale..