Le mie poesie non cambieranno il mondo, è il documentario presentato in anteprima alle Giornate degli autori dell’ottantesima Mostra del Cinema di Venezia (prodotto da Fandango e Rai Documentari), che la giornalista Annalena Benini e lo scrittore Francesco Piccolo hanno dedicato al racconto dell’ultimo tratto di vita della poeta Patrizia Cavalli (come amava definirsi) e all’immortale scia luminosa lasciata dai suoi versi.
Infatti Cavalli ha avuto il dono, concesso a pochi eletti, di saper mutare il privato in universale e viceversa, creando versi classici, densi di metafore, votati alla contemporaneità che, per sua stessa ammissione “sorgevano sempre dal cuore per poi convergere tra la bocca e il naso” e diventavano la parola unica, insostituibile, perfetta.
Nata nel 1947 a Todi, Cavalli esordisce con Le mie poesie non cambieranno il mondo cui seguono, tra gli altri, Poesie (1992) Datura (2013) e un unico libro di prose “Con passi giapponesi” finalista al premio Campiello, traducendo nel corso degli anni anche i grandi capolavori di Shakespeare.
Alternando immagini del passato più o meno recente a momenti del backstage, il film racconta, ad esempio, dell’incontro fondamentale con Elsa Morante che le svela quale sarà il suo destino (“Patrizia sono felice, sei poeta!”) dopo il suo arrivo a Roma per studiare filosofia dall’odiata provincia e di come, nel tempo, in lei cambi poco dell’approccio understatement e irresistibilmente autoironico che pervade l’intera narrazione.
Dalle risate che procurano nel pubblico le sue affermazioni (“ero una delinquente; “ridicolissima”, “cerco di darmi un tono” “prima di leggere Amleto leggevo Tex Willer” “giocavo a morra coi camionisti”), alle motivazioni date a chi le chiede come mai abbia scritto solo 12 libri (“so’ pigra”) il documentario compone un puzzle originale restituendo allo spettatore il ritratto di una donna libera e divertente, l’esperienza di un’autentica ispirazione poetica fondata sulla vita quotidiana.
Nel commentare il lavoro di ripresa, gli autori Benini e Piccolo hanno dichiarato che “la più grande poeta italiana contemporanea ha raccontato la vita e il mondo con la sua voce, noi l’abbiamo soltanto accompagnata… questo film è il racconto visivo, senza formalità o gabbie rigide, del cammino di una donna geniale. È un film sulla libertà di essere e vivere come ti pare. Non c’è nessun codice esistenziale a cui Patrizia Cavalli aderisca, i codici sono soltanto suoi, li ha creati lei. Ce li ha offerti e noi li abbiamo restituiti con la macchina da presa, senza lasciarla mai”.
Resta il dubbio se le sue poesie davvero non cambieranno il mondo se ci svelano così potentemente la verità sulle nostre esistenze, come uno dei suoi ultimi versi:
"E me ne devo andare via così? | Non che mi aspetti il disegno compiuto | ciò che si vede alla fine del ricamo | quando si rompe con i denti il filo | dopo averlo su se stesso ricucito | perché non possa più sfilarsi se tirato| Ma quel che ho visto si è tutto cancellato. | E quasi non avevo cominciato". Da Vita meravigliosa (2020).