Alla 79ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, la sezione Venezia Classici ha presentato il restauro del film Teorema, realizzato dalla Cineteca di Bologna e Mondo TV Group, in collaborazione con Cinema Communications Services, presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata.  Teorema è tornato alla Mostra di Venezia, dopo la prima alla tumultuosa edizione del 1968, occasione in cui Laura Betti venne premiata con la Coppa Volpi per la Miglior interpretazione femminile. Premiato in un primo momento dall’OCIC – Organisation Catholique Internationale du Cinéma (che, qualche mese dopo, sconfessò il riconoscimento), poi attaccato da «L’Osservatore Romano», processato (con iniziale condanna dell’autore e del produttore), infine assolto, Teorema rivive ora grazie al restauro e torna, come tutta l’opera di Pasolini, a interrogare le nostre coscienze contemporanee.

Intervistato nel 1970 da Jean Duflot, Pasolini ha così descritto il film: “Teorema, come indica il titolo, si fonda su un’ipotesi che si dimostra mate­maticamente per absurdum. Il quesito è questo: se una famiglia borghese venisse visitata da un giovane dio, Dioniso o Jehovah, che cosa succederebbe? Parto dunque da una pura ipotesi. L’ideologia comincia con questa constatazione: la società industriale si è formata in totale contraddizione con la società preceden­te, la civiltà contadina (rappresentata nel film dalla serva), la quale possedeva in proprio il sentimento del sacro. Successivamente questo sentimento del sacro si è trovato legato alle istituzioni ecclesiastiche ed è talvolta degenerato fino alla ferocia, specie quando alienato dal potere. Ecco, in ogni caso il sentimento del sacro era radicato nel cuore della vita umana. La civiltà borghese lo ha perduto. E con che cosa l’ha sostituito, questo sentimento del sacro, dopo la perdita? Con l’ideologia del benessere e del potere”.

Teorema parla ancora di un’esperienza religiosa. Si tratta dell’arrivo di un visi­tatore divino in una famiglia borghese. Tale visitazione butta all’aria tutto quello che i borghesi sapevano di se stessi; quell’ospite è venuto per distruggere. L’au­tenticità, per usare una vecchia parola, distrugge l’inautenticità. Quando egli se ne va, ognuno si ritrova con la coscienza della propria inautenticità e, in più, l’incapacità di essere autentico per l’impossibilità classista e storica di esserlo. Così ognuno dei membri di questa famiglia ha una crisi, e il film finisce più o meno con la seguente morale: qualunque cosa un borghese faccia, sbaglia. A parte gli errori storici, come l’idea di Nazione, l’idea di Dio, l’idea di Chiesa confessionale, eccetera, anche se la ricerca del borghese è sincera, intima e nobile, tuttavia è sem­pre sbagliata. Ma questa condanna della borghesia, mentre prima (fino al 1967: è un dato autobiografico) era precisa, era ovvia, qui rimane “sospesa”, perché la borghesia in realtà sta cambiando. L’indignazione e la rabbia contro la borghesia classica, come la si è sempre intesa, non ha più ragione di essere dal momento in cui la borghesia sta cambiando rivoluzionariamente se stessa, cioè sta identifican­do tutto l’uomo al piccolo-borghese. Ormai è tutta l’umanità che sta diventando piccolo-borghese: e allora nascono delle nuove domande a cui è il borghese stesso che deve rispondere, e non più l’operaio oppure chi è all’opposizione. Ora a que­ste domande non possiamo rispondere né noi borghesi che siamo all’opposizione, né il borghese “naturale” stesso. Ecco perché il film rimane “sospeso” e finisce con una specie di urlo, che nella sua irrazionalità pura significa questa sospensione.

(Da Incontro con Pier Paolo Pasolini (aprile 1968), intervista a cura di Lino Peroni, «Inquadrature», nn. 15-16, autunno 1968)

A Cannes ho scritto il soggetto di Teorema, che devo girare adesso, e mentre scrivevo Teorema il trattamento di Edipo ha preso forma. Teorema è un film dove l’incesto è moltiplicato almeno per cinque, e si trova mescolato all’idea di Dio, perché la persona con la quale i cinque membri della famiglia commettono incesto è proprio Dio: questi temi del divino e dell’incesto, che si trovano nel cuore di Teorema, hanno ridato vita a Edipo, che si è imposto alla mia "fantasia" e al quale ho dato la priorità.

(Da Pier Paolo Pasolini «Edipo Re», intervista a cura di Jean-André Fieschi, «Cahiers du Cinéma», n. 195, novembre 1967)