In fondo la domenica è uno stato mentale: tutto il tempo a disposizione, e non sapere bene cosa farne. È questo il mood in cui ci innesta Una sterminata domenica, debutto al lungometraggio di Alain Parroni: i tre amici Alex, Brenda e Kevin, adolescenti o poco più, trascorrono le loro giornate bighellonando in giro, fra la depressa periferia romana nella quale vivono e svariati non-luoghi che non si curano di loro. Alex e Brenda stanno insieme e forse lei è incinta, qualcosa che potrebbe dare una direzione alle loro vite; Kevin è preoccupato di lasciare un segno, e non a caso imprime i suoi tag di griffitaro ovunque gli capiti. Assieme si danno a episodi di devianza sociale tanto insignificanti e annoiati quanto al limite del pericolo.

In uno scenario fra Pasolini e Caligari, Parroni sembra tornare alla nouvelle vague per raccontare l'insofferenza giovanile allo status delle cose. Al di là di alcune affettazioni (un telefonato sguardo in macchina della protagonista, titoli di coda che scorrono da sinistra a destra, qualche tentazione da Jules e Jim) la cifra stilistica c'è e passa attraverso una forma libera nell'intenzione e studiatissima in concreto: predominanza assoluta della macchina a mano, inquadrature grezze e tremolanti, montaggio frammentato, un occhio molto buono per l'utilizzo di punti di ripresa inusuali ma efficaci.

Il sonoro sembra mostrare qualche difficoltà nella resa dei dialoghi, ma non è chiaro se si tratti di limiti tecnici o di una scelta voluta, con le voci dei protagonisti quasi inudibili dal mondo esterno. Sicuramente curatissima l'eclettica parte musicale, con in testa il compositore di culto Shirō Sagisu (Neon Genesis Evangelion).

Una sterminata domenica non è, com'è evidente, un film guidato dalla trama, ma in fondo nemmeno dai suoi personaggi. Per definizione dello stesso Parroni, è guidato dalle immagini, dalla ricerca visiva, e però risulta alla fine eccessivamente innamorato delle stesse. È un film che si perde sovente a rimirarsi allo specchio, proprio come la sua protagonista Brenda, confortandosi viepiù della propria bellezza non convenzionale.

Parroni ha talento – non ultimo nella direzione degli attori, viste le ottime prove di Enrico Bassetti, Federica Valentini e Zackary Delmas – e avrà sicuramente altro da dire in futuro. Al suo debutto ha già alle spalle una corazzata produttiva, fra Domenico Procacci, Rai Cinema e Wim Wenders, in grado in promuoverlo dagli ambienti cinéphiles (a Venezia nella sezione Orizzonti il film ha vinto il Premio Speciale e il premio FIPRESCI) ai canali italiani di critica su YouTube. Ed è sempre bello vedere un'opera prima che punta alle stelle. Diciamo solo che è uno di quei casi in cui il tutto risulta inferiore alla somma delle parti.