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“Enamorada” tra rivoluzione e melodramma

Fernández, che in prima persona aveva partecipato alla rivoluzione messicana (1917) ed era stato in prigionia, ambienta Enamorada in quello stesso frangente storico, producendo una pellicola che diverrà il simbolo dell’epoca d’oro del cinema messicano nel mondo. La trama melodrammatica di Enamorada è illustrata dalla fotografia di Gabriel Figueroa, che predilige immagini pittoresche di panorami con una profondità di fuoco riecheggiante quella dell’incompiuto Qué viva Mexico! di Ejzenstejn. Il film si apre con una carrellata dichiaratamente western che galoppa al ritmo della rivoluzione messicana: bombe e rivoluzionari a cavallo scorrono per introdurci nel contesto della storia. Un contesto che con il western ha in comune anche una certa visione romantica della frontiera (qui la città di Cholula) intesa come ideale di libertà e di speranza di riscatto per i più deboli e poveri.

Il tributo all’amore di “Enamorada”

Anche quest’anno al Cinema Ritrovato diamo spazio ai giovani critici in una sezione apposita. Sotto le stelle di Piazza Maggiore non assistiamo solo al cinema ma anche ad uno spettacolo di musica messicana che si conclude con Malaguena Salerosa, per la prima volta suonata nel film Enamorada e poi ripresa da Tarantino in Kill Bill Vol.2. Grazie alla sezione “Ritrovati e Restaurati” del Festival del Cinema Ritrovato, la curiosità degli spettatori viene stimolata e messa in gioco attraverso uno dei film cult del cinema messicano. Enamorada ritorna alla luce grazie al restauro della UCLA Film & Television Archive e al World Cinema Project, con il contributo di Martin Scorsese e Olivia Harrison, presenti alla serata. La figura di Emilio Fernandez, il regista, si erge come quella della statuetta degli Oscar (pare che egli abbia posato come modello per la sua progettazione): un militante della rivoluzione messicana che evase dal carcere e si rifugiò in America, dove scoprì il cinema.