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Jack ti presento Shirley

È inarrivabile la capacità di Wilder di intrecciare dramma e leggerezza, amarezza e divertimento, di essere insieme popolare e sofisticato, con il calore e l’empatia di un film di Frank Capra ma con uno sguardo lucido e spietato sulla condizione umana e sulla modernità. Nel personaggio di Lemmon infatti, sotto ad una patina di simpatia e bonarietà, si legge chiaramente in controluce la feroce critica del regista alla società americana del tempo: un mondo dominato dalla sfrenata ambizione, dall’individualismo e dai compromessi, tra Kafka e Fantozzi. Pur con la scrittura brillantemente euclidea  di Wilder e  I. A. L. Diamond, le stupende interpretazioni degli attori, l’abbacinante bianco e nero di Joseph LaShelle, quel meccanismo perfetto che è  L’appartamento non funzionerebbe senza l’incantevole colonna sonora di Adolph Deutsch

“L’appartamento” e la critica

Il ritorno in sala di L’appartamento di Billy Wilder permette al solito un viaggio nella memoria critica e nell’accoglienza del film. Come ha scritto Peter Bradshaw sul “The Guardian” – citiamo – “L’appartamento è la satira di una grande città con un romantico cuore d’oro. […] Dopo oltre cinquant’anni brilla ancora”. Come sempre in Wilder ci troviamo di fronte a sfide incandescenti per la morale (non solo d’epoca) e per i temi che Hollywood poteva affrontare, gestiti con la massima naturalezza, intelligenza, spontaneità. Un sarcasmo, quello di Wilder, che fa rima con umanità e non cinismo, e che riserva uno sguardo disgustato sul potere e l’abuso facendoci sentire la fallibilità degli ultimi e la commedia della fragilità. 

“L’appartamento” di Billy Wilder al Cinema Ritrovato 2018

Il suicidio non era un tema così amato dalla commedia hollywoodiana e su cui era facile creare gag, o meglio non era facile farlo con le intenzioni di Wilder. Ci avevano provato altri, alcuni più famosi come Frank Capra, ma anche registi meno noti come George Marshall in La mia amica Irma. Wilder però aveva come obiettivo lo sradicamento del perbenismo americano, e attaccava su tutti i fronti il sistema classico, pur restandogli fedele. Così anche se i suoi personaggi durante il corso della narrazione tolgono la maschera, ciò che nel lito fine, ironico e geniale, Wilder attua è un finto smascheramento per mostrare quanto falso sia il cinema. In quell’appartamento, dove Lemmon ha appena gettato la pistola in uno scatolone e poco dopo gioca a carte con la MacLaine, ci sarà mai un vero lieto fine?