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“Kapò”, un’eroina senza eroismo

L’idea di Kapò, inizia a farsi strada da un soggetto di un giornalista francese, Dédé Lecaze, deportato a Mauthausen e capitatogli fra le mani un po’ per caso. Era la storia vera di un boxeur dilettante che riuscii a sopravvivere nel campo di concentramento perché i suoi match rappresentavano uno svago per gli ufficiali delle SS. S’intitolava Il tunnel. Durante la preparazione del film, Pontecorvo e Franco Solinas (suo inseparabile amico e sceneggiatore) lessero Se questo è un uomo di Primo Levi, restandone molto colpiti, soprattutto quando lo scrittore racconta che, per mantenere l’ordine, le SS si servivano di prigionieri che sapevano il tedesco e le lingue degli altri deportati. Questi ultimi venivano inquadrati nelle gerarchie dei carnefici, trasformandosi nei peggiori aguzzini dei loro stessi compagni.

“Suzanne Simonin, la religiosa” di Jacques Rivette al Cinema Ritrovato 2018

Le prime immagini ci presentano la protagonista, Suzanne Simonin, donna di quasi vent’anni interpretata da Anna Karina. Costretta a prendere i voti, cerca in ogni modo di opporsi ma senza alcun risultato. La giovane donna passa attraverso due conventi, ma ognuno, per motivi opposti, è un covo di serpi. Un film dove le donne sono protagoniste: apparentemente autoritarie e forti ma in realtà frustrate, proiettano sé stesse nella protagonista, infelice e sventurata, la cui colpa è quella di essere bella e intelligente (come viene spesso ribadito nel film).