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“Parigi, 13 Arr.” dove abita l’amore liquido

Di poco più grandi dell’Alana di Licorice Pizza, questi figli putativi di Audiard sono molto più irrisolti e spaesati non solo di lei, ma persino di Gary, che ad appena quindici anni ha già trovato la sua strada e la sua donna. E se Gary e Alana negli anni ’70 corrono, si abbracciano e si tengono per mano, i tre di Parigi, 13 Arr. consumano subito, spesso e male, con chi capita, non attrezzati per filtrare le esperienze e ostacolati nel provarci da app di incontro e “revenge porn”. Dalle derive di una modernità impermanente e incerta si fa strada ciò che per Gary e Alana è invece materia prima: il dialogo.

“I fratelli Sisters” di Jacques Audiard

Che I fratelli Sisters sia un western piuttosto atipico e anticonvenzionale lo si capisce fin dai primi scambi di battute dei protagonisti, dalla quotidianità naif in cui sono calati e che il regista di Dheepan – Una nuova vita segue con particolare riguardo e ironia, libero di definire il genere con una sua specifica impronta, una cifra di stile prettamente francese, potremmo dire, per quanto riguarda l’insistenza sulla psicologia dei protagonisti e della loro crescita, con uno sguardo maggiormente intimistico sulla natura delle relazioni umane.  E il western viene depredato della sua epica mitologia specialmente nella caratterizzazione di questi due fratelli, due personaggi “di genere” completamente reinventati, spogliati di quell’eroismo incondizionato che distingue cowboy e pistoleri ineccepibili e resi, in un certo qual modo, anche più umani.