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L’autenticità in discussione di “Notti magiche”

Virzì, con il supporto alla scrittura di Francesco Piccolo e Francesca Archibugi, realizza un progetto che aveva in mente da tempo: raccontare quel momento della storia del cinema di casa nostra a cavallo tra il vecchio e il nuovo, fotografando la fine dell’universo dorato dei grandi produttori, dei grandi registi, ma soprattutto dei grandi sceneggiatori. Un branco di leoni “vecchi, stanchi e che non c’hanno voglia di fare un cazzo”, pronti a catturare e spremere fino al midollo i loro giovani “negri”. Tra tante apparizioni e camei, Herlitzka fa l’intellettuale neorealista, Bonacelli il verso a De Concini, Andrea Roncato (il più misurato nel tratteggiare il suo personaggio) un regista contestatore sprofondato nell’indigenza. Peccato che siano tutti siparietti che non riescono ad acquistare quasi mai un vero spessore, una sfilata di figurine bozzettistiche che non graffiano, non criticano, non condannano ma nemmeno assolvono.