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“Forever Young” tra ingenuità e intensità

Bruni Tedeschi, insieme a Noémie Lvovky e Agnès de Sacy, scrive una storia sull’ingenuità e intensità del romanticismo giovanile, che travalica i confini della coppia e si riversa sul mondo che circonda questi studenti sfociando nello stravolgimento dell’io. La Tereszkiewic è quindi “folle d’amore” nel suo rapporto con Sofiane Bennacer, qui nel ruolo di Étienne (nel tentativo di non idealizzare la relazione fra i due, perché la co-dipendenza sentimentale non può essere vissuta con lo spirito “noi contro il mondo”).

“I villeggianti” feriti dalla vita

Che cosa pensare del matrimonio/farsa tra Elena e il marito Jean, dell’amore simil-adolescenziale tra il cuoco di famiglia e Nathalie, tanto estranea quanto invischiata nelle ambiguità del corso degli eventi? O delle occasionali apparizioni-visioni di Marcello, il fratello di Anna ed Elena, morto in circostanze dolorose (esattamente come Virginio Bruni Tedeschi, scomparso nel 2006) che intima alla sorella di non sviluppare il film che ha in progetto. E corpi scheggiati dal tempo, mutati in tracce di cellulite e rughe, volgari se paragonati alla giovinezza di una modella in lingerie su un pannello pubblicitario. Una riflessione, dunque, sul corpo che invecchia e sulla morte. “Cos’è la vita senza l’Amore / È come un albero che foglie non ha più” cantava Nada nel 1969, versi che qui Bruni Tedeschi e Golino convertono in inno, in un duetto dove la voce di entrambe fatica ad uscire, è uno sfogo, una confessione tra sorelle ferite dalla vita.